Corinaldo, l’avvocato di tre imputati: “Sentenza ingiusta per noi” 

di Silvia Mancinelli "E' una sentenza ingiusta per noi, almeno parlo per i miei assistiti. E' caduta quella che sembrava essere la base del costrutto accusatorio, cioè l’associazione per delinquere. Siamo in attesa di leggere le motivazioni per capire come, a questo...

di Silvia Mancinelli 

“E’ una sentenza ingiusta per noi, almeno parlo per i miei assistiti. E’ caduta quella che sembrava essere la base del costrutto accusatorio, cioè l’associazione per delinquere. Siamo in attesa di leggere le motivazioni per capire come, a questo punto, i miei assistiti siano stati condannati”. Così l’avvocato Gianluca Scalera, che difende tre dei sei imputati per la strage di Corinaldo, Moez Akari, Andrea Cavallari e Souhaib Haddada, commenta all’Adnkronos la sentenza pronunciata da Paola Moscaroli.  

“Rispetto alla richiesta della Procura (dai 16 ai 18 anni) la pena erogata dal giudice è sensibilmente più bassa, vuol dire, penso – sottolinea l’avvocato – che il giudice ha accolto anche le nostre considerazioni su quella che era la responsabilità maggiore di questa tragedia, della discoteca e del crollo della balaustra”. “Con i ragazzi non abbiamo avuto modo di parlare, sono stati portati via – continua – Avevano timore di una pena di 18 anni chiesta dal Pubblico Ministero, quella presa tra i 10 e gli 11 anni è sensibilmente diversa. Presumibilmente il giudice avrà tenuto conto del concorso causale delle gravi violazioni delle misure di sicurezza della discoteca. Le responsabilità maggiori, secondo noi, sono di altri”. 

Il giudice ha ritenuto insussistente l’associazione a delinquere, perché poi abbia affermato la responsabilità per tutti gli altri reati lo sapremo nei 90 giorni, con le motivazioni”. L’avvocato Alessandro Cristofori, legale di Badr Amouiyah, imputato insieme ad altri cinque per la strage di Corinaldo, commenta così all’Adnkronos la sentenza di condanna pronunciata nel Tribunale di Ancona. “Tecnicamente (il Gup) ha applicato un istituto che invece la pubblica accusa non aveva chiesto, che è quello probabilmente del concorso formale che determina una mitigazione della pena rispetto alle richieste della pubblica accusa. Non posso dirmi soddisfatto – continua l’avvocato – se penso che uno non debba essere condannato, ma le sentenze le valuto quando le conosco, sicuramente le pene inflitte sono inferiori rispetto a quelle richieste dalla pubblica accusa”. 

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