Coronavirus: saracinesche giù e caffè d’asporto, Milano si sveglia ‘rossa’  

Saracinesche abbassate, la Galleria Vittorio Emanuele svuotata, le vie dello shopping deserte, i dehors dei bar senza sedie e tavolini. Eccola Milano, nel primo giorno da zona rossa, come tutta la Lombardia, inserita tra le regioni ad alto rischio e per...

Saracinesche abbassate, la Galleria Vittorio Emanuele svuotata, le vie dello shopping deserte, i dehors dei bar senza sedie e tavolini. Eccola Milano, nel primo giorno da zona rossa, come tutta la Lombardia, inserita tra le regioni ad alto rischio e per questo ripiombata da oggi in una sorta di secondo lockdown. Certo, non è più la città muta e deserta di marzo ma comunque nelle prime ore del mattino il centro appare più vuoto del solito: in piazza Duomo si vede solo qualche lavoratore mentre le forze dell’ordine presidiano la zona.  

Chiusi tutti i negozi: ci sono solo giornalisti, fotografi e qualche runner, mentre camminando su via Montenapoleone e poi in via Manzoni sono poche le persone che si incrociano. La differenza con marzo è che molte attività, come fiorai, librerie e profumerie possono rimanere aperte. Alla Rinascente, ad esempio, restano accessibili il reparto beauty e il food market. I milanesi non rinunciano alla colazione, tassativamente d’asporto. Molti bar di Milano, come prevede il decreto, possono infatti restare aperti, vendendo caffè e cibo take away. In piazza Cavour in tanti formano code ordinate in attesa di portar via la loro bevanda o brioche preferita. Nei giardini Montanelli c’è qualche runner, delle mamme con il passeggino e degli anziani che portano a spasso il cane. 

E mentre il sindaco di Milano, Beppe Sala, nel primo giorno di lockdown, invita i suoi concittadini a rimanere in casa, il traffico delle auto sulle strade rimane lo stesso: frenetico, con qualche coda e rallentamento. Sui mezzi del trasporto pubblico, invece, la situazione è la stessa di sempre, nonostante il decreto prevede la riduzione della capienza dall’80 al 50%. 

Sono numerosi i pendolari che arrivano nelle stazioni principali, con i treni che però sono mezzi vuoti. “Nei posti da quattro – spiega un pendolare della linea Varese-Milano – c’è solo una persona seduta, tutti rispettano la distanza anche se ci si può sedere vicini”. A Cadorna, tra le 7 e le 8.30 c’è il solito tran tran, mentre la polizia ha allestito dei tavolini con le autocertificazioni da far compilare a chi ne è sprovvisto. Sulla linea gialla della metro, che da San Donato va a Comasina, passando per il Duomo e la Stazione Centrale, non ci sono code ai tornelli e le banchine sono semi deserte ma sui vagoni viaggia comunque molta gente. 

Situazione più tesa, nei mercati scoperti: alcune bancarelle ‘non essenziali’, per lo più di capi di abbigliamento, hanno aperto lo stesso questa mattina al mercato scoperto di via Crema, a Milano, nonostante l’ultimo Dpcm lo permetta solo agli operatori alimentari. Il caso è stato segnalato dagli agenti della polizia locale intervenuti sul posto alla prefettura e al nucleo dell’Annonaria, che dovrà vigilare affinché questo non avvenga nuovamente nei prossimi giorni, quando sono previsti altri mercati. I titolari delle bancarelle non sono stati identificati.  

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