“Il nostro segreto è la programmazione. Abbiamo presìdi per 8 mesi. Essere zona gialla, arancione o rossa non è una gara. In Veneto siamo riusciti, finora, a contenere gli ingressi nelle terapie intensive: abbiamo l’indice di occupazione più basso d’Italia, abbiamo pressione ma non tensione sui ricoveri in area non critica e una forte organizzazione sul territorio dove Usca e medici di medicina generale stanno facendo un grande lavoro”. Luca Zaia racconta al Giornale lo stato dell’epidemia da Covid nella propria regione e l’obiettivo di restare, con la nuova ordinanza, zona gialla. “Siamo sul cosiddetto plateau – spiega il governatore veneto -, fase della curva dove la crescita tende ad appiattirsi. Vorrebbe significare che tra poco ci si può aspettare l’inizio di una discesa. Ma è presto per dirlo”.
“La sanità veneta si è mossa fin dal 21 febbraio scorso su una pianificazione di base – afferma Zaia -, il Piano di Sanità Pubblica approntato dalla nostra Direzione Prevenzione, aggiornato in base alle necessità. Abbiamo realizzato una grande operazione di approvvigionamento dei materiali necessari, portando i posti letto in terapia intensiva dai 494 della programmazione ordinaria a oltre mille e acquistando svariati milioni di euro di tutti gli strumenti necessari, respiratori automatici, guanti, mascherine, calzari, tute, visiere. A oggi disponiamo di un magazzino sufficiente per almeno 8 mesi”.
Ma esiste anche un piano B in caso di assoluta emergenza, “stiamo limando gli ultimi particolari. L’auspicio è che non debba servire mai. La sera in cui arrivò la notizia del primo decesso a Vò Euganeo – racconta il presidente del Veneto – facemmo la prima riunione operativa all’Ulss 6 Euganea. Non era difficile prevedere la gravità della situazione. Fui io a decidere la prima zona rossa d’Italia isolando Vò e facendo tamponi a tappeto a tutta la popolazione. Allora tutte le linee guida nazionali e internazionali indicavano di fare i tamponi solo alle persone con sintomi e più di qualcuno mi diede del pazzo. Oggi il metodo Vò è esempio di buona pratica in tutto il mondo”.
Riguardo l’affidabilità dei test rapidi, contestata dal professor Crisanti, “rispettiamo le sue idee, ma andiamo per la nostra strada. Il test rapido, partito dal Veneto ha ottenuto la validazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità e oggi è utilizzato in mezzo mondo. Ci consente di individuare un gran numero di positivi”. Quanto al Natale, aggiunge, “bisogna trovare il giusto equilibrio tra le necessità di contenimento del virus e quelle dell’economia, che sta soffrendo tantissimo. Non sarà un Natale come gli altri. Dovremo essere prudenti, evitare assembramenti, feste, cenoni, grandi riunioni di famiglia. Alla base di tutto c’è il senso di una battaglia di popolo: ogni individuo è chiamato a metterci del suo. Il rispetto delle regole, i comportamenti individuali virtuosi, indossare ossessivamente la mascherina, evitare assembramenti, igienizzare le mani con attenzione e frequenza, possono fare la differenza. Così come è arrivato, il Covid se ne andrà. Poi potremo vivere un nuovo rinascimento”.