Quando parliamo di possibili riaperture e di misure anti-Covid più morbide in vista del Natale, “non ci rendiamo conto che noi perdiamo ogni settimana un paese di almeno 5mila abitanti, che abbiamo avuto 50mila morti, un numero enorme, e che ancora abbiamo gli ospedali occupati e devastati”. Lo ricorda Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto nazionale di malattie infettive ‘Lazzaro Spallanzani’ di Roma e membro del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza coronaviurs, intervenuto ad ‘Agorà’ su Rai 3.
“Il miglioramento che vediamo” nell’andamento dei contagi, spiega, “è frutto delle chiusure e dei sacrifici. Se noi pensiamo che allentando” le limitazioni “il virus non faccia il suo mestiere, ci sbagliamo. Il virus è tale perché si diffonde con una velocità virale, esattamente come i virus si diffondono nei computer: basta poco, basta aprire una mail sbagliata, e il virus si impadronisce del computer. Così fa il virus nella società”. Ippolito avverte che “il fatto di avere raggiunto il picco non significa che siamo fuori” dall’emergenza. Anche sui numeri dei ricoveri in terapia intensiva, che calano, il medico puntualizza che “conta il bilancio fra gli entrati e gli usciti. E’ questo il dato che dovremmo dare per avere una fotografia realistica della situazione”.
“La regola deve essere mantenere le regole, non ‘tana liberi tutti’ – ammonisce l’esperto – Il virus continua a circolare. E quando diciamo quanto ci costa la pandemia in termini di mancata produttività, dobbiamo pensare a quanto ci costa in termini di vite umane e di spesa sanitaria”.
“E’ evidente che grandi transumanze come le abbiamo vissute” gli anni scorsi, in questo Natale di convivenza con Covid-19 “sono improponibili. Questo non significa che non sarà possibile raggiungere i genitori: singoli spostamenti per ricongiungersi alla famiglia, in numeri piccoli, vanno giustificati”. Le prossime feste dovranno essere “all’insegna della prudenza”, afferma Ippolito.
L’esperto invita a fare attenzione anche alle messe: “I focolai associati per esempio ai cori e ai funerali – sottolinea – ci devono ricordare che questi ritrovi sono fonte di rischio, soprattutto se ci sono tante persone in chiesa”. Ippolito rilancia inoltre un richiamo alla solidarietà, perché “si stima che il 10% della popolazione a Natale non saprà nemmeno cosa mettere a tavola”.