“Siamo entrati in una fase molto delicata del contrasto alla pandemia in cui si cerca di contemperare l’esigenza di non paralizzare una seconda volta le attività economiche con l’obiettivo, primario, di contenere la diffusione del virus”. Lo dice, in un’intervista a La Stampa, Luciana Lamorgese. Ieri la firma da parte del presidente Conte del nuovo Dpcm Natale, con le misure per evitare la terza ondata dell’epidemia da Covid. La ministra dell’Interno si concentra sull’aspetto dei controlli in vista dello shopping natalizio, aggiungendo: “Con i negozi aperti in tutte le Regioni, va da sé, soprattutto in prossimità del Natale, che la voglia di socialità degli italiani avrà il suo sfogo naturale nelle vie dello shopping. Per questo le forze di polizia continueranno a svolgere i controlli necessari con l’impegno e l’equilibrio di sempre: dal 1 ° settembre al 30 novembre, sono state controllate oltre sei milioni di persone e circa un milione di attività commerciali, con 50 mila sanzioni e quasi duemila denunce. Certo, a marzo, con il lockdown generalizzato, era più semplice controllare e sanzionare mentre oggi, con tutte le attività economiche aperte, spetta anche ai singoli cittadini assumere comportamenti per evitare assembramenti pericolosi”.
“Da fine ottobre, con un picco nella prima metà di novembre, abbiamo assistito in tutta Italia a più di mille manifestazioni di protesta delle categorie colpite dalle chiusure e dalla crisi economica che solo in pochi casi – precisa Lamorgese – sono risultate un problema per l’ordine pubblico. È successo quasi sempre quando nelle piazze si sono infiltrate frange dell’estrema destra, dell’antagonismo di sinistra e alcune organizzazioni che fanno riferimento al tifo violento negli stadi. A Napoli la magistratura sta procedendo anche per reati in cui si configurano legami alla criminalità organizzata mentre a Milano e a Torino, a provocare gli scontri con le forze di polizia, c’erano anche giovanissimi con precedenti: italiani e stranieri residenti di seconda e terza generazione. Fin qui, dato un contesto di crisi sociale ed economica senza precedenti, il bilancio per l ‘ordine pubblico si può considerare positivo, tenendo anche conto che, nel rispetto delle norme anti Covid 19, si sono potute svolgere tutte le legittime manifestazioni di protesta indette dalle categorie economiche colpite dalla crisi”.
“Sono stata criticata quando ho sollevato il problema della prevenzione davanti una potenziale deriva da violenza che può coinvolgere molti giovani – prosegue la ministra dell’Interno -, soprattutto nelle grandi periferie urbane. Per porre un argine a questo fenomeno dobbiamo lavorare tutti insieme per ricucire la tela dei rapporti tra ampi settori delle giovani generazioni, le istituzioni, la scuola e l’università per dare loro una prospettiva più solida per il futuro. Senza dimenticare che un ruolo decisivo per il richiamo al rispetto delle regole deve essere esercitato anche dalle famiglie”.
Quanto al controllo delle frontiere, Lamorgese afferma che “il problema si porrà in particolare a Natale, quando sono più frequenti gli spostamenti da e per l’estero: e dunque anche chi decide di oltrepassare i confini nazionali dovrà sottoporsi a controlli più serrati al momento del rientro in Italia. Ma in questi mesi abbiamo dovuto affrontare, anche sotto il profilo della sicurezza sanitaria, il problema dei flussi migratori irregolari. Tutti i migranti che arrivano in Italia vengono sottoposti al test del tampone e alla quarantena: la percentuale dei positivi nei centri di accoglienza è oggi del 2,06% “. Per quanto riguarda i numeri dell’immigrazione clandestina, Prosegue Lamorgese, “a causa della grave crisi economica innescata dal Covid 19, abbiamo registrato un aumento consistente degli arrivi, con quasi 14 mila sbarchi solo dalla Tunisia. Lo sforzo organizzativo per fare fronte a questi numeri è stato intenso, ma ora nell’hotspot di Lampedusa, che in parte è stato ristrutturato, sono presenti soltanto alcune decine di migranti. Sulle cinque navi traghetto per far fronte alla quarantena senza gravare sulle strutture sanitarie territoriali, attualmente ci sono 264 migranti; nei centri di accoglienza sono presenti circa 56 mila persone; quest’anno i rimpatriati sono 3.243 di cui 1.753 in Tunisia. Va detto, comunque, che dopo quattro mesi di blocco a causa del lockdown, da agosto abbiamo un trend in netta crescita, con 1.482 rimpatri in Tunisia”.
Parlando del nuovo decreto sicurezza, su cui è stata appena votata la fiducia dalla Camera, la ministra afferma che “il testo è frutto di un accordo tra le forze raggiunto qui al Viminale la scorsa estate che, oltre a ricevere doverosamente le osservazioni mosse dalla Presidenza della Repubblica sui decreti sicurezza, opera una revisione del sistema di accoglienza dei richiedenti asilo e dei titolari di protezione internazionale e complementare, precisando la diversa articolazione dei servizi tra differenti livelli. Se la nuova legge migliora gli aspetti di garanzia – restituendo un volto e un nome a migliaia di ‘fantasmi’ che si erano trovati al di fuori del circuito dell’accoglienza per effetto dei precedenti decreti – certamente non arretra sul fronte del rispetto della legalità. Per tutti i reati commessi nei centri di accoglienza con violenza alle persone o alle cose, c’è ora la possibilità di procedere entro le 48 ore dalla commissione del fatto fino al giudizio direttissimo e all’arresto”.