“La pandemia sta incidendo fortemente sui percorsi oculistici di diagnosi e cura, perché chi è affetto da patologie croniche, come il glaucoma, ha necessità di fare controlli ed essere seguito secondo un calendario di visite prestabilito”. A lanciare l’allarme è Stefano Gandolfi, direttore della Clinica oculistica dell’Azienda ospedaliera-universitaria di Parma e responsabile scientifico del XVI Congresso nazionale Sigla, Società italiana glaucoma. L’evento, in corso fino al 5 dicembre, per la prima volta si è svolto in modalità online sulla piattaforma Sigla Goes Visual a causa delle limitazioni dovute alla pandemia. Le novità della ricerca nella cura del glaucoma, le nuove terapie, farmacologiche e non, la diagnosi precoce e lo screening mirato tra le categorie a rischio, sono stati i temi che hanno animato il confronto tra specialisti e ricercatori.
“Le novità sulla cura del glaucoma si diramano in due direzioni – ha spiegato Gandolfi – Da una parte nuove tecniche chirurgiche, con margini di sicurezza sempre maggiori, che integrano e non sostituiscono le chirurgie tradizionali e nuovi protocolli farmacologici che permettono di poter rilasciare il farmaco dall’interno dell’occhio. La seconda via è invece un po’ un ritorno al futuro, ovvero la rivalutazione di metodiche laser che per qualche anno sono state messe in stand by. E’ questa adesso la prima opzione terapeutica, prima della cura farmacologica”.