“Qualche tempo fa nessuno avrebbe pensato che saremmo arrivati dove siamo oggi. E’ una tappa importante nella ricerca delle verità ma anche per la democrazia italiana e non solo. Nessuno ci avrebbe scommesso, noi invece scommettiamo che ce ne saranno altre anche perché noi non ci fermiamo”. Lo ha detto Paola Deffendi, madre di Giulio Regeni, collegata via streaming alla conferenza stampa che si è svolta alla Camera sulla chiusura dell’inchiesta della procura di Roma sul sequestro e la morte del ricercatore italiano.
“La nostra lotta di famiglia è diventata grazie al popolo giallo, alla ‘scorta mediatica’ e alla politica che ci segue, una lotta di civiltà per diritti umani nella memoria di Giulio che ha prima illuminato la situazione dell’Egitto, ha svelato cosa sia l’Egitto e cosa avviene in quel Paese. Ora è sotto gli occhi di tutti cosa sia la dittatura egiziana e come vengano sistematicamente violati i diritti umani”, ha spiegato Deffendi, puntando il dito: “Potrebbe anche essere utile chiedere ai politici, cosa state facendo? Cosa stanno facendo il presidente Conte o il ministro Di Maio per Giulio Regeni? Cosa fa il ministro degli Esteri nel tenere i rapporti con l’Egitto che sembra essere diventato sempre di più un Paese amico? Invito i giornalisti a tallonarli, questo sarebbe un buon modo per contribuire e ricercare la verità per Giulio”.
Aver ripristinato i rapporti diplomatici con l’Egitto non ha portato ad alcun risultato nella richiesta della verità sulla morte di Giulio. Per questo motivo Claudio Regeni, padre del ricercatore ucciso, ha chiesto nuovamente di richiamare in Italia l’ambasciatore italiano a Il Cairo, Gianpaolo Cantini. “Dal mese di agosto del 2017 – ha ricordato – quando è stato deciso di rinviare l’ambasciatore italiano Gianpaolo Cantini a il Cairo, che attendiamo la collaborazione del governo egiziano. Quando è stato deciso dal governo Gentiloni di rinviare l’ambasciatore in Egitto, uno degli scopi principali annunciati, era la ricerca di verità e giustizia per Giulio. Purtroppo questo punto è stato messo in secondo piano, dando priorità alla normalizzazione dei rapporti tra Italia e Egitto, sviluppando i reciproci interessi in campo economico, finanziario e militare come testimonia la recente vendita delle fregate Frem”.
“Si è cercato di evitare qualsiasi scontro, con l’adozione della strategia del dialogo, interpretato esclusivamente in campo affaristico e politico, senza mai menzionare la sistematica violazione dei diritti umani. L’ambascitore Cantini è una chiara dimostrazione di tutto ciò, quindi ribadiamo la necessità di richiamarlo in Italia per consultazioni e comunicazioni. Per dare al governo egiziano un segnale di insoddisfazione per la mancata collaborazione e poi per dimostrare dignità e coerenza rispetto ai valori democratici proclamati dalla nostra Costituzione”, ha concluso Claudio Regeni.
“L’Egitto è un Paese che calpesta i diritti umani”, ha affermato l’avvocato della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini, in conferenza stampa. I genitori di Giulio, ha aggiunto, “da 5 anni combattono questa battaglia senza arretrare di un centimetro, perché sentono che i diritti sono indivisibili e inalienabili. Potevano chiudersi nel loro dolore ma invece hanno condotto questa battaglia senza un minuto di pausa e l’ahho messa a disposizione di tutti. Vorremmo stessa fermezza e abnegazione da parte di chi ci governa”.
“Vogliamo sentire che chi ci governa agisca e sappia che la giustizia non è barattabile e che senza giustizia non ci sono giustizia libertà”, ha concluso Ballerini.