“Sapevamo da studi precedenti che negli asintomatici non restano anticorpi” contro Covid-19. “In compenso abbiamo trovato altri attori del sistema immunitario, le cellule T, in quantità simili ai sintomatici”. A spiegarlo è l’infettivologo Antonio Bertoletti, della Duke University di Singapore. L’esperto, in un’intervista a ‘Repubblica’ racconta i risultati di uno studio condotto sui muratori che vivono i affollati dormitori nelle periferie della metropoli asiatica. “Lì si annidano dei focolai e molti lavoratori, giovani e in salute, sono asintomatici. Abbiamo trovato 85 positivi senza segni di Covid – dice lo specialista – La loro risposta immunitaria era stata esemplare”.
L’idea è che chi ha cellule T possa essere immune al coronavirus Sars-CoV-2, conservandone memoria. “Crediamo sia così, anche se non abbiamo certezza. Le cellule T sono più difficili da osservare rispetto agli anticorpi, anche se stiamo lavorando a un test da distribuire per facilitare queste analisi. Nel caso degli anticorpi sappiamo che c’è un calo rapido dopo la guarigione. Le cellule T invece sembrano durare di più. I nostri volontari avevano infezioni vecchie di 3 o 4 mesi. A luglio abbiamo pubblicato su ‘Nature’ uno studio in cui ne trovavamo anche fra i guariti della prima Sars, 17 anni fa”. Per Bertoletti “è presto” per dire quando duri l’immunità a Sars-CoV-2. “Sappiamo che alcune cellule T resistono alcuni mesi. Ma non sappiamo se bastano a proteggerci da un nuovo contagio”.
Quanto ai vaccini, se il sistema immunitario “durante un’infezione naturale produce anticorpi contro più porzioni del virus” e nel caso del coronavirus “riconosce la spike, la punta della corona, ma anche altre proteine. I vaccini invece prendono di mira solo la spike. Ma questo non vuol dire che il vaccino non funzioni. I dati preliminari sono incoraggianti”, assicura Bertoletti. E chi ha avuto il virus va vaccinato ma “dopo gli altri. Può darsi che chi è guarito non abbia una protezione completa: ci sono stati sporadici casi di reinfezione. Ma non è nemmeno naif come gli altri”.
La prospettiva è che con vaccini e immunità naturale si vedrà la luce in fondo al tunnel della pandemia: “Avremo altri picchi, che saranno via via più bassi. L’immunità naturale dei guariti si aggiungerà a quella dei vaccinati. Nel frattempo, però, vedremo calare anche anticorpi e cellule T. Ancora non sappiamo quanto durerà la loro protezione”. L’infettivologo italiano prova a spiegare anche perché a Singapore e nei Paesi vicini ci sono pochi casi. “Le regole sono rigide. In tutta la regione, anche dove i contagi sono numerosi, la severità dei sintomi sembra più bassa rispetto all’occidente. A contare è l’età più giovane. Ma può darsi che la frequenza delle malattie infettive sia più alta e che essersi contagiati in passato con un virus che al sistema immunitario ricorda l’attuale aiuti a far scattare le difese in modo più efficiente”.