Superbonus, Rebecchini (Acer): “Proroga doverosa, problema è che non è partito nulla”  

Il superbonus 110% per l’efficientamento energetico e il miglioramento sismico degli edifici "è importante" e la richiesta di una proroga della misura al 2023 è doverosa "anche perché il vero problema è che finora non è partito nulla" ma non basterà...

Il superbonus 110% per l’efficientamento energetico e il miglioramento sismico degli edifici “è importante” e la richiesta di una proroga della misura al 2023 è doverosa “anche perché il vero problema è che finora non è partito nulla” ma non basterà per rilanciare il settore e il Paese: bisogna fare molto altro usando le risorse che arriveranno per realizzare “non solo le grandi opere ma anche opere più piccole che permettano di risolvere i problemi legati ai dissesti idrogeologici, alla manutenzione stradale e al patrimonio pubblico, dalle scuole agli ospedali”. Ad affermarlo, in un’intervista all’Adnkronos, è il presidente di Acer, Nicolò Rebecchini. 

“Il vero problema del superbonus – sottolinea il presidente di Ance Roma – è che non è partito nulla. E’ quindi evidente la richiesta della proroga della misura. Il fatto che si ipotizzi una proroga di 6 mesi in 6 mesi fino al 2023 è la dimostrazione del fatto che lo Stato non ha la certezza di poter avere dei fondi adeguati per coprire le eventuali necessità del superbonus”. La cosa grave, aggiunge Rebecchini, “è che non è partito nulla. Purtroppo anziché essere una dimostrazione di efficienza è l’ennesima dimostrazione che ci perdiamo dietro a lacci e lacciuoli, a norme e normette che alla fine impantanano ogni attività che invece velocemente dovrebbero essere portate sul territorio”. 

Comunque, rileva Rebecchini, “sinceramente non ritengo che il superbonus possa essere il vero rilancio del settore e in particolare del paese di fronte ai problemi che sono stati creati dalla pandemia. Per fare ripartire il settore e il paese sarebbe necessario puntare non solo alle grandi opere ma a anche su quelle più piccole mettendo in condizioni gli enti locali di poter usufruire dei fondi per risolvere i problemi legati ai dissesti idrogeologici, realizzare le opere per la manutenzione del patrimonio pubblico: dalle scuole agli ospedali. Questa – sottolinea – è la vera ripartenza. Sinceramente pensare di poter risolvere il problema, anche quello ambientale, con un semplice cappotto mettendo dei cerotti al fabbricato è importante ma non mi sembra che sia il vero punto di ripartenza del settore”. 

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