Scuola, Azzolina: “Fare tesoro emergenza per futuro più digitale” 

L’epidemia da Covid come occasione per il rilancio della scuola: “Questo momento difficile ha rappresentato per la scuola un motore di accelerazione enorme. Dobbiamo farne tesoro affinché da questa emergenza nasca una scuola migliore e più digitale. Oggi si parla di Dad, ma domani la didattica digitale dovrà essere fatta in classe”. Lo dice la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, intervenendo a Bergamo agli stati Generali della Scuola digitale e comunicando la propria “emozione” per il collegamento con una “città che ha manifestato molta resilienza ed è luogo simbolo per la forza di rimettersi in piedi con dignità”. 

Tra gli obiettivi Azzolina ha indicato quelli di “velocizzare l’amministrazione e la burocrazia e abbattere le barriere per i più fragili”; “Innovare senza chiudere le porte al passato, alla tradizione, ma accogliendo una societa che cambia e ha bisogno di nuove declinazioni”. “Partiamo da questa ossatura fatta di conoscenze consolidate volgendo lo sguardo al futuro – ha detto – Lo deve fare anche la politica perché lo dobbiamo ai nostri giovani”. 

“La scuola è un motore vivo in continua evoluzione, che fa progressi”. E “il coronavirus ne ha rimarcato l’importanza”. “Ha accelerato tantissimo durante la pandemia – ha proseguito la Ministra -. Si è lavorato in emergenza ma abbiamo provato a mettere basi solide soprattutto sul digitale anche per futuro. Non è stato tutto perfetto ma c’è stata una risposta rapida. Grazie alla bellezza che c’è nella comunità scolastica e grazie al digitale”. Nonostante quanto sia stato fatto, “c’è un gap storico da recuperare con uno sforzo da parte di tutti” in termini di finanziamenti e formazione.  

Intanto di scuola ha parlato anche Ranieri Guerra, direttore vicario dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), intervenendo con una lettura magistrale all’apertura del Congresso straordinario digitale della Società italiana di pediatria (Sip). “Le scuole sono la vittime sacrificale della chiusura, poiché dal momento che non si sa più cosa fare si va a chiudere quella parte un po’ più debole del convivere sociale – ha detto -,senza procedere a una valutazione analitica attenta di quale sia effettivamente la causa della positività che può emergere dagli alunni che frequentano le scuole”. 

“Abbiamo stabilito ormai con una certa attendibilità – ha ricordato – che i ragazzi fino ai 12-14 anni non contagiano in maniera rilevante rispetto agli adulti e ai loro fratelli, cugini, amici di età superiore. Diciamo che il discrimine sia attorno alla fine della prima, inizio della seconda media. Questo è estremamente importante per riuscire a garantire il diritto alla didattica in presenza nelle scuole primarie e il primo anno delle scuole secondarie di primo livello. Ed è questo che è stato deciso dal Governo italiano sulla base degli elementi di conoscenza che sono stati forniti”.  

“Credo che questo sia un valore davvero significativo che viene difeso in questo momento strenuamente – ha proseguito Guerra – cercando di capire cosa può avvenire prima dell’ingresso a scuola, dopo l’uscita da scuola, in modo tale da proporre rimedi che non vadano necessariamente alla chiusura delle classi, ma che vadano viceversa verso un frazionamento degli orari, a una distribuzione migliore degli ingressi scolastici in modo tale da non intasare i mezzi pubblici, non intasare neanche le aree circostanti la scuola all’inizio della medesima e anche per poter diluire le uscite e non andare a impattare sugli orari di punta usuali che sono quelli dove il trasporto pubblico solitamente si inceppa e amplifica il rischio di contagio e di diffusione del virus”. 

 

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