Ilaria Capua aveva affermato che “il vaccino contro il Covid evita la malattia ma non l’infezione”. E si erano scatenate le critiche, fra le quali quelle di Matteo Bassetti. “La consapevolezza di essere di fronte alla più grande emergenza sanitaria a memoria umana mi porta a scansare le cose irrilevanti. Uno spreco d’energia. Quello che dobbiamo fare, invece, è continuare a cercare una convergenza e andare tutti nella stessa direzione. Le spirali di confusione fanno solo male”. Risponde così Capua in un’intervista al Corriere della Sera, in merito alle critiche di chi usa come argomento la sua laurea in veterinaria anziché prendere in considerazione i successivi 30 anni di ricerche su virus e pandemie.
La virologa ricorda l’inchiesta giudiziaria che la travolse: “Sono stata infangata per oltre due anni mentre ero parlamentare. Un dolore senza pari, ma sono diventata una praticante della resistenza passiva. Io non ho bisogno, oggi, di costruirmi una carriera. Non ho risposte per tutto, anzi ne ho soltanto per alcuni aspetti del problema che conosco. Vorrei dare il mio contributo mettendo a disposizione delle persone quello che ho studiato e capito in questi anni. Per il resto, non intendo partecipare al gioco degli insulti. Ho grande rispetto per tutti e per la libertà di parola”.
Nel 2006 Ilaria Capua rese pubblica la sequenza del virus dell’aviaria, depositando la sequenza genetica del primo ceppo africano di H5N1 in GenBank, database aperto e non ad accesso limitato, dando in tal modo il via a un dibattito internazionale sulla trasparenza dei dati, promossa oggi anche dall’Oms, la Fao e l’Oie. “Quello ‘strappo’ – afferma la virologa – si è trasformato in una serie di strumenti utilissimi oggi come le piattaforme per la condivisione delle sequenze genetiche dei virus che sono necessarie per sviluppare diagnostici e vaccini in tempo reale. Abbiamo gestito il Covid anche grazie a protocolli e intuizioni legati a quello ‘strappo’. Ma il virus continua a correre e non se ne andrà rapidamente”.
“La ‘mission’ del virus – spiega Capua – è infettare il numero più alto possibile di persone. Quando adottiamo comportamenti corretti abbassiamo la curva dei contagi, ma lui è sempre lì in agguato”. Quanto al piano delle vaccinazioni, aggiunge, “non sarà così semplice da realizzare, in nessun Paese. L’immunità di gregge – si mira almeno al 75% della popolazione – sarà un processo graduale e con molte incognite. Probabilmente la somministrazione del vaccino occuperà tutto il 2021. Saranno necessarie regole molto chiare e piani B. Certo che i vaccini sono sicuri. Oggi la trasparenza è un valore e le aziende lo sanno. Va spiegato bene e con pazienza alle persone che sono spaventate da tutto. Anche per questo, che senso hanno attacchi e contrapposizioni? Si crea solo più paura e incertezza e invece è proprio il contrario che serve. Lucidità, attenzione, consapevolezza del nostro ruolo come comunicatori”.
Capua sottolinea infine che, negli Stati Uniti, dove è alla guida del centro d’eccellenza One Health, una laurea in veterinaria non è affatto un problema: “Figuriamoci – sottolinea – proprio qui ho potuto veder realizzata quella multidisciplinarità necessaria alla complessità dei tempi che stiamo vivendo. Quello che scegli di studiare a 18 anni, non è il punto d’arrivo ma il punto d’ingresso della tua vita professionale. Bisogna vedere quello che sei in grado di costruire dopo. E i virus pandemici e pre-pandemici sono proprio argomento da virologi veterinari. Non dirigo più un laboratorio di virologia da alcuni anni ma mi porto stretto quel bagaglio. Oggi coordino molti laboratori composti da classicisti, fisici, economisti, biologi, data scientist, ingegneri, medici e veterinari. Dirigo un centro interdisciplinare che vorrebbe abbattere le barriere obsolete che separano la salute di persone, piante, animali e ambiente. La salute è circolare”.