“Quando finì la prima ondata di Covid e mi chiesero se ci sarebbe stata la seconda risposi: non è obbligatoria, ma dipende dai comportamenti di tutti. È ancora così. Purtroppo intanto la seconda ondata ci è costata oltre 25mila morti”. Lo dice, intervistato da La Stampa, Massimo Galli, professore ordinario di Malattie infettive alla Statale di Milano e primario al Sacco. Per il professore dunque dipende solo dai comportamenti. “In gran parte sì – ricorda – e poi dalle misure del governo, da quanto vengono fatte rispettare ed all’aumento della capacità di testare e tracciare i contagiati. Se però gli italiani non si impegnano la seconda ondata riparte e poi non resta che chiudere”. “È possibile – riferisce – una forte ripresa della seconda, il resto è questione semantica”.
“Mi auguro – sottolinea – che i contagi continuino a scendere, ma c’è sempre il serio e fondato rischio di un’inversione di tendenza”. Secondo Galli inoltre, il livello di contagi accettabile è quello con “l’indice Rt sotto 1 in ogni regione e pochi ricoveri negli ospedali. I 15mila contagi di ieri – precisa – dipendono dai tamponi, che sono calati, per cui in realtà sono di più. Se scendessero sotto 3mila potremmo conviverci con regole, comportamenti e test adeguati. Quest’ estate da poche centinaia siamo risaliti a 40mila in due mesi”.
Per il professore poi le misure del governo hanno funzionato. “Sì, il risultato sperato – dichiara – è arrivato, anche se incompleto. Ed è per questo che o si organizza meglio la convivenza col virus o la terza ondata più che una minaccia è una promessa. Non basta aspettare il vaccino senza fare nulla”. Si dice inoltre convinto delle misure prese per le feste. “Sì – ricorda – e dimostrano che il governo non vuole ripetere l’errore estivo. Si può discutere se siano sufficienti, ma non si può mettere in dubbio l’iniziativa”. “Non è il momento di discutere, ma – chiarisce – di tenere fede alle regole senza ignorare il grande problema della terza ondata. Più che criticare la scarsa congruenza delle varie disposizioni bisogna cercare di fare del proprio meglio”. “Muoversi tra comuni per Natale, nel caso di piccole città, potrebbe pure essere consentito, ma – ricorda – si deve tener presente che si tratta di regole per tutti, non facili da formulare”.