“Non siamo usciti della seconda ondata pandemica. Mi sembra prematuro parlare di terza, visto che stiamo rischiando che risalga la seconda”. A parlare della classificazione dell’andamento dell’epidemia da Covid con l’Adnkronos Salute è Stefania Salmaso, epidemiologa e componente del Comitato scientifico per i vaccini Covid dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), che si è insediato ieri. “Si tratta di una classificazione molto difficile da mantenere – spiega -. Quello che abbiamo ottenuto adesso, con il declino del numero dei casi, per altro molto lento, è frutto delle restrizioni di mobilità e vita sociale introdotte. Nel momento in cui queste restrizioni decadono, senza una interruzione sufficiente della circolazione virale, è chiaro che la frequenza dei contagi tenderà a risalire. Se quella sarà considerata una terza ondata o la prosecuzione della seconda è solo un fatto di etichette”.
“Noi sappiamo – spiega l’esperta – che il virus è sempre lo stesso, che non ci sono altri strumenti per contrastarne la circolazione, se non la riduzione dei contatti sociali. Se noi torniamo a incontrarci in modo non controllato, è inevitabile un nuovo incremento delle infezioni”. Anche perché “il livello di contagio si è abbassato troppo poco e la riduzione non è stata omogenea nei vari strati della popolazione, per fasce di età e per zone geografiche. Abbiamo osservato con una’analisi condotta sugli specifici rischi per singola età, nella maggior parte delle regioni italiane, che all’inizio della seconda ondata l’infezione era molto frequente tra i giovani adulti, dai 14 ai 24 anni. Proprio la popolazione in cui si è registrato il decremento dopo l’introduzione delle misure del 3 novembre. E si è registrata una diminuzione della curva epidemica, perché quei casi erano tanti”.
Purtroppo “nel frattempo l’infezione è penetrata nelle fasce di età più anziane. E c’è stato un aumento notevolissimo nella fascia di età sopra gli 84 anni che adesso spiega questo terribile conteggio di eventi fatali che stiamo osservando, in particolare nelle persone molto anziane. E’ evidente, dunque, che il declino della curva epidemica non è omogeneo in tutta Italia e in tutte le età: assistiamo al paradosso che da una parte riteniamo che stia diminuendo il contagio, perché Rt decresce, ma dall’altra registriamo un numero di decessi troppo elevato”.
L’andamento altalenate dei numeri dei decessi, a cui assistiamo in questi giorni, è forse legato “a un problema nella trasmissione dei dati – ipotizza Salmaso – perché sembra assurdo che un giorno ci sia un certo numero e il giorno dopo il doppio, e poi di nuovo la metà. Ci sarà forse un problema di registrazione nelle comunicazioni quotidiane”.
In ogni caso, “il numero totale dei decessi in questa fascia di età più elevata ci dice che il declino della curva non è sufficiente”, conclude l’epidemiologa.