Sclerosi multipla, nel Dna si può scoprire la gravità

Passi in avanti nelle ricerche sulla sclerosi multipla, nel Dna è contenuta la gravità della malattia. Una scoperta sensazionale resa nota sulla rivista Nature.

Passi in avanti nelle ricerche sulla sclerosi multipla, nel Dna è contenuta la gravità della malattia. Una scoperta sensazionale resa nota sulla rivista Nature. Lo studio lo si deve a un team internazionale con a capo gli scienziati dell’Università di Cambridge e dell’Università di San Francisco.

Sclerosi multipla, nel Dna è scritta la gravità

Dal recente studio pubblicato sulla rivista Nature, è emerso che esiste un fattore genetico che determina la gravità della sclerosi multipla. I portatori di tale fattore hanno un decorso molto più veloce.

“Ereditare questa variante genetica da entrambi i genitori accelera di quasi quattro anni il momento in cui si ha bisogno di un ausilio per la deambulazione”, ha dichiarato Sergio Baranzini dell’Ucsf.

Questa scoperta rappresenta sicuramente un passo in avanti nella ricerca ma non è ancora abbastanza, infatti non si conosce ancora la matrice della malattia, e soprattutto come agisce sulle persone: “nessuno di questi fattori di rischio è in grado di spiegare perché, dieci anni dopo la diagnosi, alcuni pazienti sono in sedia a rotelle mentre altri continuano a correre le maratone”.

Cos’è la sclerosi multipla

La sclerosi multipla è una malattia cronica del sistema nervoso centrale che colpisce principalmente il cervello e il midollo spinale. Si tratta di una patologia autoimmune, in cui il sistema immunitario attacca erroneamente la mielina, una sostanza che riveste le fibre nervose, causando infiammazione e danni al sistema nervoso.

La causa esatta della sclerosi multipla è ancora sconosciuta, ma si ritiene che sia il risultato di una combinazione di fattori genetici e ambientali. Alcuni studi indicano che l’esposizione a determinati agenti infettivi, come i virus, potrebbe aumentare il rischio di sviluppare la malattia. Alcuni fattori di rischio noti includono l’età (di solito si manifesta tra i 20 e i 40 anni), il sesso (le donne hanno un rischio leggermente maggiore rispetto agli uomini) e la familiarità (avere un parente stretto con la malattia aumenta il rischio).

Non c’è però ancora la totale conoscenza di tutta una serie di caratteristiche di tale malattia, e per questo la ricerca non si può fermare.

Quali sono i sintomi

I sintomi della sclerosi multipla possono variare notevolmente da persona a persona, ma i più comuni includono affaticamento, debolezza muscolare, problemi di equilibrio e coordinazione, problemi di visione, difficoltà nel controllo della vescica e dell’intestino, problemi cognitivi e disturbi dell’umore. Poiché i sintomi sono spesso imprevedibili e possono cambiare nel tempo, la sclerosi multipla può avere un impatto significativo sulla qualità della vita dei pazienti e sulle loro capacità di lavoro e di svolgere le attività quotidiane.

Come si cura

Attualmente non esiste una cura per la sclerosi multipla, ma ci sono molti trattamenti disponibili per gestire i sintomi e rallentare la progressione della malattia. I farmaci immunomodulatori, ad esempio, possono aiutare a ridurre le ricadute e prevenire danni ulteriori al sistema nervoso. Altri approcci terapeutici includono la terapia fisica e occupazionale per contribuire a mantenere la mobilità e la funzionalità, terapie di supporto psicologico per affrontare gli aspetti emotivi della malattia e adattamenti dello stile di vita, come una dieta sana e l’esercizio fisico regolare, che possono favorire il benessere generale.

Tuttavia, è fondamentale sensibilizzare l’opinione pubblica sulla sclerosi multipla e promuovere la ricerca scientifica per migliorare le opzioni di trattamento e, idealmente, trovare una cura definitiva per la malattia. Inoltre, è essenziale garantire un accesso adeguato alle cure e al supporto per i pazienti affetti da sclerosi multipla, così come promuovere l’inclusione sociale per garantire che essi possano svolgere appieno il loro ruolo nella società. La speranza è che nei prossimi anni si riesca a fare un decisivo passo in avanti, ma per farlo è necessario proseguire con la ricerca.

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