Addio a Quino, morto a 88 anni il papà di Mafalda 

Si è spento all'età di 88 anni il fumettista Quino, universalmente noto come il papà di Mafalda. Quino, il cui vero nome era Joaquín Salvador Lavado, è morto nella sua casa di Mendoza, in Argentina, sua città natale, secondo quanto riferiscono...

Si è spento all’età di 88 anni il fumettista Quino, universalmente noto come il papà di Mafalda. Quino, il cui vero nome era Joaquín Salvador Lavado, è morto nella sua casa di Mendoza, in Argentina, sua città natale, secondo quanto riferiscono i media argentini. È stato uno dei più straordinari umoristi grafici di sempre. Nel 2014 è stato insignito del Premio Principe delle Asturie 2014 per la Comunicazione e le discipline umanistiche per “l’enorme valore educativo” e la “dimensione universale” del suo lavoro e per i personaggi che “trascendono ogni geografia, età e condizione sociale”. 

La fama internazionale Quino la doveva a Mafalda, un personaggio nato per una campagna pubblicitaria nel 1962. Ma il committente, una casa produttrice di lavatrici, non apprezzò il personaggio che rimase nel cassetto fino al 29 settembre del 1964, quando la prima vignetta della ragazza curiosa, intelligente, ironica, anticonformista, preoccupata per la pace e i diritti umani, fu pubblicata sul settimanale ‘Primera Plana’. In questa serie, il fumettista ritrae il mondo degli adulti visto attraverso gli occhi di un gruppo di bambini. Le storie di questo personaggio ribelle sono state tradotte in quindici lingue e sono state stampate su giornali e riviste di tutto il mondo.  

Nato a Mendoza nel 1932, Quino era figlio di andalusi emigrati in Argentina nel 1919. Scopre la sua vocazione per mano di suo zio Joaquín Tejón, pittore e grafico, e all’età di 13 anni inizia a studiare Belle Arti nella sua città natale che lascia nel 1949, deciso a dedicarsi al fumetto e all’umorismo. Quino torna a Mendoza nel 2017 dopo la morte della moglie Alicia. Nel 1954 pubblica la sua prima pagina e, da allora, le sue vignette, i suoi disegni e i suoi fumetti sono apparsi su giornali e riviste in America e in Europa. Quino, che con Mafalda aveva ottenuto anche il successo cinematografico grazie a un film argentino, decide di non disegnarla più nel 1973, dedicandosi a vignette di tipo politico pubblicate dal quotidiano spagnolo ‘El Mundo’. Nel ’76, a causa del colpo di Stato in Argentina, il disegnatore si trasferisce prima a Milano, poi a Parigi e nel 1990 ottiene la nazionalità spagnola (a Oviedo c’è una statua di Mafalda omaggio al disegnatore).  

Durante i suoi ultimi anni di attività, Quino pubblica principalmente sul quotidiano argentino Clarín. Nonostante avesse smesso di disegnare Mafalda, accetta di rimettere mano al suo storico personaggio per le campagne di beneficenza lanciate dall’Unicef o dal governo del suo paese. Lo fa anche dopo il fallito colpo di stato del 1987 contro il presidente Raúl Alfonsín, quando mette in bocca a Mafalda lo slogan: “Sì alla democrazia! Sì alla giustizia! Sì alla libertà! Sì alla libertà! Tutta la vita!”. Come ha spiegato più volte lo stesso Quino, le sue vignette riguardavano “il rapporto tra i deboli e i potenti”. “Questo mi ha sempre perseguitato. Quella sensazione di impotenza che i poveri hanno di fronte ai ricchi”, ha detto in un’intervista. “Non lo so, a volte penso che dovrei smettere di disegnare per un po’, per non vivere l’angoscia o la paura di ripetermi. Ma quando penso che aprirò il giornale e non ci saranno i miei disegni, provo più angoscia e continuo a disegnare”. 

 

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