Con l’attentato a Nizza che arriva pochi giorni dopo l’attentato a Conflans-Sainte-Honorine “si sta cercando di destabilizzare il paese” e “di creare il terrore”. Come dopo gli attentati del 2015 a Charlie Hebdo e al Bataclan “serve l’unità del Paese” ed evitare di “cadere nella trappola di chi vuole creare un clima di guerra civile, di guerra di religione in Francia”. Ad affermarlo, in un’intervista all’Adnkronos, è Éric Coquerel, il deputato francese ed esponente di La France Insoumise, il movimento politico francese di sinistra radicale guidato da Jean-Luc Mélenchon.
Dopo l’attentato a Conflans-Sainte-Honorine, a nordovest di Parigi, che è costato la vita il 16 ottobre scorso al professore Samuel Paty, sottolinea il deputato di Seine-Saint-Denis, “purtroppo mi aspettavo che potessero succedere rapidamente altri attentati perché quella sembrava in atto un’azione coordinata e organizzata. A Nizza come a Conflans non penso che sia l’opera di ‘pazzi di Dio’. Non penso che si tratti di atti isolati. Come dopo gli attentati a Charlie Hebdo e al Bataclan nel 2015 c’è in ballo qualcos’altro. L’obiettivo è creare terrore, dividere il paese. Non si vuole vincere una battaglia militare ma si vuole creare un clima di guerra civile in Francia, di guerra di religione. Si cerca di destabilizzare il Paese creando terrore e confusione”, sottolinea Coquerel.
L’esponente di France Insoumise punta il dito sugli attacchi subiti dal partito all’indomani dell’attentato di Conflans. Politici ma anche esponenti del governo hanno infatti rimproverato al movimento di Melenchon le sue posizioni sull’islam per cercare di ottenere consensi. Il ministro dell’Istruzione francese, Jean-Michel Blanquer, infatti, ha denunciato la presenza nelle università ‘dell’islamo-gauchisme’, un termine dispregiativo utilizzato per indicare i legami tra gli ambienti di estrema sinistra e l’islamismo radicale. “Dopo l’attentato a Conflans France Insoumise – sottolinea Coquerel – è diventato il capro espiatorio e abbiamo subito attacchi calunniosi. Questo non va nella direzione dell’unità che è quello che servirebbe al Paese in questo momento”.
La France Insoumise, aggiunge il deputato francese, “è sempre stata la prima vittima dell’islam politico ma dall’altra parte abbiamo sempre lottato per evitare che nel Paese possa crearsi un sentimento anti musulmano. Quando ci sono stati alcuni attacchi contro delle moschee abbiamo espresso la nostra solidarietà ai musulmani francesi che non sono i nemici. Bisogna distinguere e evitare di cadere nella trappola di chi vuole alimentare le tensioni tra le comunità”. “Trovo che sia indecente – sottolinea Coquerel – attaccarci mentre c’è la necessità di rispondere a questi attentati con l’unità del Paese. Dopo gli attentati al Bataclan e a Charlie Hebdo, dal basso fino all’alto della società, c’è stato l’unità. Ora più che mai dobbiamo esprimere sentimenti di fratellanza contro l’odio e serve una repressione mirata che colpisca i responsabili e non una comunità nel suo insieme per evitare che si possa creare un’amalgama”.
Rispetto alle polemiche scoppiate tra il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan e il presidente francese Emmanuel Macron, il deputato di France Insoumise sottolinea che “dalla parte della Turchia c’è la volontà di affermare la legittimità del regime ponendosi come difensore dei musulmani e dell’islam politico. Erdogan – osserva Coquerel – sta cercando di prendere le redini dell’islam politico e sta cercando il conflitto. Quello che ci possiamo chiedere è se il Capo dello Stato Emmanuel Macron sta adottando l’atteggiamento necessario per non cadere nella trappola tesa. Con la vicenda del Libano, ad esempio, l’idea di una Francia che si comporta come se il Paese fosse ancora un protettorato ha scioccato fortemente e Erdogan gioca su questo”. Per Coquerel “non bisogna fare nulla che possa tirare l’acqua al mulino di chi vuole creare confusione. E dobbiamo farlo mantenendo saldi i nostri principi, i nostri valori e difendendo la libertà di espressione”.
Il deputato francese non esclude che le nuove restrizioni annunciate dal Governo per far fronte all’emergenza coronavirus possano avere ‘accelerato’ l’azione dell’attentatore di Nizza. “Non è da escludere che prima del lockdown qualcuno abbia voluto segnare gli animi e passare all’atto. Purtroppo temevo nuovi attentati e una nuova serie di atti con l’obiettivo di destabilizzare il paese, e forse anche con qualche legame legato alla geopolitica”, spiega Coquerel.