E’ stato aggredito da un passeggero per avergli chiesto di indossare la mascherina. E’ quanto denuncia Marco Crudo, capotreno nel trasporto regionale ferroviario lombardo, in un post su Facebook dove ricostruisce il dialogo e la vicenda che si conclude con l’identificazione del passeggero da parte della Polfer. “In sedici anni di onorato servizio sui treni non ho mai avuto un’esperienza più frustrante e spaventosa (neanche dopo aver elevato multe da centinaia di euro). Doveva arrivare una pandemia a portare con sé questa follia generalizzata. Una follia che mi costringe tutti i giorni a fare le vasche su e giù per i corridoi del treno per ricordare a decine e decine di persone di indossare correttamente la mascherina. Decine e decine”, scrive. “Chi mangia, chi parla al telefono e se l’abbassa, chi se la tiene sotto il naso, e poi ci sono i delinquenti veri e propri, come quello che ho avuto la sfortuna di incontrare sulla mia strada oggi. E siamo in Lombardia. A Milano. Migliaia di casi al giorno. Roba che non dovrebbe girare praticamente nessuno”.
Nel post su Facebook, il capotreno ricostruisce la richiesta di indossare la mascherina o “devo farla scendere alla prossima fermata oppure mi costringerà a chiamare la polizia”. Parole che scatenano la reazione dell’uomo: “Si alza e mi viene addosso. Cerco di allontanarmi e col telefono in mano inizio a comporre il numero di emergenza. Lui però si mette a urlare e mi spinge a braccia spalancate e avvicinandosi sempre di più col petto in aria di sfida contro la parete del treno. Tengo d’occhio le sue mani per paura possa tirar fuori un’arma di qualsiasi genere”, racconta Marco. Nella vettura “c’è una sola persona, ma non interviene. Cerco di divincolarmi, lui mi sta sempre più attaccato, mi copro il viso con le mani, anche per evitare che mi respiri addosso. Gli dico di calmarsi e riesco a scappare a tre vetture di distanza. Lui non mi segue, probabilmente perché ha con sé una bicicletta dalla quale non vuole separarsi. Richiedo immediatamente l’intervento della Polfer, ma si aprono le porte perché siamo arrivati alla stazione successiva”. Il passeggero scende, attraversa i binari di corsa, quando la polizia arriva lui non c’è più. “Dico loro soprattutto della bici, dato che aveva dei colori molto riconoscibili. Sono ancora sotto sopra. Riprendo a respirare lentamente. Ma riparto. Dieci minuti dopo la polizia mi richiama. L’hanno preso. L’hanno denunciato. Domani io farò lo stesso”, annuncia il capotreno. “Dimenticati nel primo lockdown, e ancora di più durante il secondo, è vero che abbiamo ancora un lavoro, a differenza di altri, ma è un lavoro che non è più lo stesso. Se uno prova a farlo con coscienza, controllando almeno che non vi sia sovraffollamento o gente senza mascherine, è molto probabile che possa incontrare elementi come quello che ho beccato io, oltre che rischiare quotidianamente di ammalarsi. E prendermi il Covid, gli insulti, le spinte, le minacce o una coltellata, non rientra tra le mansioni per le quali sono pagato”, conclude nel suo post Marco Crudo.