Con Covid necessaria riorganizzazione cure del cancro al polmone 

L'impatto dell'epidemia di Covid-19 ha richiesto una profonda riflessione sulla presa in carico del paziente oncologico e sulla necessità di una riorganizzazione dei percorsi diagnostico-terapeutici, con particolare attenzione ai pazienti più fragili che devono necessariamente continuare a recarsi nei centri. E'...

L’impatto dell’epidemia di Covid-19 ha richiesto una profonda riflessione sulla presa in carico del paziente oncologico e sulla necessità di una riorganizzazione dei percorsi diagnostico-terapeutici, con particolare attenzione ai pazienti più fragili che devono necessariamente continuare a recarsi nei centri. E’ quanto emerso oggi durante il convegno online ‘iCube – Comunicare il valore dell’innovazione nella cura del tumore al polmone’, organizzato da Edra in collaborazione con AstraZeneca.  

Tra le patologie oncologiche, il focus è stato rivolto al tumore del polmone anche alla luce della disponibilità di farmaci innovativi quali le immunoterapie che hanno contribuito a migliorare significativamente l’aspettativa di vita dei pazienti e che presuppongono la collaborazione multidisciplinare tra i professionisti in un setting ospedaliero per assicurare una corretta diagnosi e stadiazione, la continuità di trattamento e il follow-up. Questi aspetti sono particolarmente rilevanti nel tumore del polmone non a piccole cellule localmente avanzato, un campo in cui è perseguibile l’intento curativo e in cui la sinergia tra chemioterapia e radioterapia e immunoterapia si è dimostrata fondamentale per aumentare la sopravvivenza dei pazienti.  

Quali servizi poter delocalizzare, come poter assicurare continuità di cure ed evitare ritardi, come garantire sostenibilità nei setting di cura, quali politiche sanitarie adottare anche su impulso della pandemia in corso e in una prospettiva di lungo termine, agevolate anche dalla presenza di sistemi digitali efficienti per l’evoluzione del sistema, sono i temi trattati oggi nella tavola rotonda del webinar con Luca Pani dell’Università di Modena e Reggio Emilia e di Miami, esperto di farmacologia, psichiatria clinica e scienze regolatorie; Carlo Riccardi in rappresentanza della Società italiana di farmacologia (Sif); Americo Cicchetti del Centro di ricerche e studi in management sanitario, Cerismas; Claudio Jommi di Sda Bocconi, e Francesco Ripa di Meana, presidente della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso), insieme a Massimo Di Maio e a Francesco De Lorenzo.  

Durante la pandemia – è emerso durante l’incontro – si sono registrati ritardi nelle diagnosi che potrebbero determinare nei prossimi mesi un aumento dell’incidenza di casi in fase avanzata e della mortalità. Inoltre, sono stati proprio i pazienti in cura con farmaci infusionali, quali le immunoterapie, che non possono fare a meno di recarsi in ospedale, a subire il peso maggiore di questa difficile situazione. Per questo risulta fondamentale che sia mantenuta una buona organizzazione anche nello scenario Covid-19, che possa contribuire all’efficienza dei processi di cura e al miglioramento degli esiti massimizzando l’investimento del sistema in termini di salute.  

I partecipanti sottolineano il ruolo del management sanitario, che diventa dunque chiave non solo in un momento di emergenza come quello attuale, ma anche a lungo termine: l’esigenza di trovare soluzioni strutturali e non emergenziali è fondamentale per la salute dei pazienti e per l’efficientamento del sistema sanitario nazionale.  

“Nell’emergenza Covid abbiamo imparato che si possono fare le cose in modi diversi, in alcuni casi più semplici, ma che per avere successo serve il coinvolgimento reale e informato di tutti gli interlocutori del sistema salute, inclusi i pazienti. Ora tutte le risorse del sistema andranno concentrate nell’assicurare l’accesso alla prima diagnosi, il regolare inizio della terapia e la continuità di trattamento specie quando esiste un’opzione reale di cura. Ogni sforzo deve essere messo in atto per fare in modo che queste opportunità terapeutiche non siano ritardate perché il tempo perduto in questo caso non può essere recuperato – ha detto Francesca Patarnello, Vice President Market Access & Government Affairs di AstraZeneca Italia – La contingenza ci fornisce un’opportunità senza precedenti perché si crei una vera collaborazione tra pubblico privato nell’organizzazione, nella dispensazione delle nuove soluzioni terapeutiche e nell’implementazione delle tecnologie. Noi ci siamo e siamo pronti a guardare sempre in avanti, al futuro delle cure per rendere l’innovazione tale e quindi accessibile ai pazienti”. 

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