Coronavirus: Giambrone (Anfols), ‘fondazioni liriche rischiano ritorno a bilanci in rosso’ 

"Ci siamo lasciati alle spalle con fatica il tempo dei bilanci in rosso e da anni tutte le fondazioni liriche hanno bilanci in pareggio, non possiamo tornare indietro perché il rischio che corriamo è quello". E' un appello quello che il...

“Ci siamo lasciati alle spalle con fatica il tempo dei bilanci in rosso e da anni tutte le fondazioni liriche hanno bilanci in pareggio, non possiamo tornare indietro perché il rischio che corriamo è quello”. E’ un appello quello che il presidente dell’Anfols, Francesco Giambrone, lancia al governo al quale dice: “Guardiamo i dati, ragioniamo insieme e troviamo soluzioni”. Oggi l’Anfols si riunisce per discutere e affrontare l’emergenza: “Chiederemo un incontro con il ministro Franceschini – dice Giambrone all’Adnkronos – Puntiamo a ottenere dei correttivi al Dpcm e maggiori risorse, un vero ristoro che non abbiamo visto, nonostante ci fossero i 245 milioni del fondo emergenza spettacoli dei quali nulla è andato alle fondazioni liriche”. 

Il presidente dell’Anfols e sovrintendente del Teatro Massimo di Palermo ricorda che “nel 2020 le fondazioni liriche italiane sono le uniche al mondo a non avere ricevuto più risorse. Anzi – scandisce – abbiamo ricevuto dallo Stato nel complesso 12,5 milioni di euro in meno rispetto al 2019. Un dato con il quale i nostri bilanci si confrontano. E nel 2021 dovremo fare i conti con 60 milioni circa in meno di incassi dal botteghino. E qui torniamo alla vecchia questione che nessun teatro può vivere di solo botteghino ma nessuno può vivere senza botteghino. C’è un serio problema di sostegno a questo mondo che a sua volta sostiene spirito e anima, fa cultura e dà lavoro”.  

Giambrone ricorda che tutte le fondazioni liriche sono ripartite dopo il lockdown cercando “di garantire tutti, anche il precariato. Con la ripartenza infatti abbiamo dato risposta a un mondo di artisti che erano rimasti fuori dai contributi previsti dallo Stato. Quindi – ribadisce – chiediamo attenzione, fermo restando che siamo disponibili a collaborare. Penso si debba ragionare insieme per affrontare una situazione di grande complessità, senza polemiche con il decisore pubblico che in questo momento si trova in difficoltà, ma ragioniamo insieme. Siamo in una fase che si sta complicando e gli interventi fatti dal governo, che certamente non dimentichiamo, adesso non bastano più. Una fondazione mette in scena uno spettacolo costoso a fronte di mancati incassi. Al Massimo di Palermo, dove non abbiamo avuto deroghe dalla Regione sui posti e il limite restava di 200 spettatori, abbiamo allestito una ‘Manon Lescaut’ in forma di concerto che incassava 5mila euro a serata a fronte di un incasso medio di 35/40 mila. I costi però sono rimasti sempre gli stessi”. 

Sul fronte della sicurezza sanitaria dei teatri e delle sale da concerto, il presidente dell’Anfols osserva che “sono i luoghi in cui abbiamo saputo dimostrare che si possono applicare le norme di sicurezza rigide per garantire la tutela dei lavoratori e del pubblico”. In realtà i dati dell’Agis parlano di un solo contagio su 350mila spettatori da giugno a ottobre 2020. “Il nostro pubblico – osserva Giambrone – è molto rispettoso delle regole, in molti mantengono la mascherina anche quando sarebbe consentito toglierla. E’ chiaro che nulla è immune ma la stessa fruizione del teatro consente di garantire una certa sicurezza”.  

“Sono contento – afferma – che le chiese siano aperte perché sono luoghi dove la comunità si raccoglie e trova conforto grazie alla parola. Anche i teatri sono luoghi in cui una comunità, composta da credenti e non credenti, si raccoglie e trova conforto nella parola scenica e nella musica. Teatri e sale da concerto sono luoghi di conforto dello spirito, della mente e del corpo in un momento di angoscia dettata dalla pandemia. Quei casi di positività che si sono verificati tra i lavoratori delle fondazioni liriche sono stati circoscritti subito; sono stati individuati e sono state attivate le quarantene. Ma il settore non si è fermato”, conclude Giambrone. 

(di Pippo Orlando) 

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