I vaccini contro il Covid non esistono ancora, “quando saranno registrati dalle agenzie regolatorie li chiameremo così. Fino a quel momento sono solo candidati vaccini. Lo afferma in un’intervista a Repubblica Ranieri Guerra, precisando che “quando i candidati saranno registrati dalle autorità regolatorie, avremo accesso anche ai dati di sperimentazione”. Sull’andamento dell’epidemia, “i casi stanno decelerando – avverte il direttore aggiunto dell’Oms e membro del Cts – ma la curva non ha iniziato a scendere. Servono molti ‘se’ prima di vedere un calo dei contagi nei prossimi giorni. Se continuiamo a gestire la situazione come negli ultimi 15 giorni e mantenere la disciplina, se evitiamo di fare gli scemi come in estate e se permane la pace politica e amministrativa raggiunta tra i vari livelli dell’ordinamento, vedremo presto la flessione della curva”.
“I morti di oggi sono il riflesso dei contagi di dieci giorni fa – aggiunge Guerra -. Ci vorrà tempo prima che il loro numero cali. Poi potremo iniziare a parlare di riapertura. Ma con cautela, dopo l’esperienza del passato. Se avremo una terza ondata o vari piccoli marosi dipenderà da noi. Sui decessi siamo quasi al livello della primavera, ma a fronte di contagi molto più numerosi. Quindi sì, la letalità è nettamente diminuita. Sappiamo trattare meglio i malati anche se non abbiamo una cura decisiva”.
In riferimento allo screening di Bolzano che ha dato l’1% di asintomatici, Guerra afferma che “non sappiamo quanti siano i casi sommersi, ma è possibile che la stima arrivi a quei livelli”. E per quanto riguarda le prossime festività, “il messaggio resta chiaro, Natale con i tuoi, e capodanno pure. Non possiamo sacrificare ancora una volta i risultati ottenuti con sangue, sudore e lacrime”.
La seconda ondata, dice Guerra, “ha colpito tutta Europa. Ci sono stati qualche giorno di differenza fra i paesi e qualche scalino nei numeri. Ma tutti siamo stati invasi”. La mutazione D614G “è stata probabilmente la causa della violenza della seconda ondata. Il coronavirus mutato si trasmette a una rapidità che ci lascia attoniti. La mutazione a febbraio si stava affacciando in Italia. Ora è diventata prevalente proprio perché offre al virus un vantaggio competitivo, con la sua velocità di propagazione”.
“Tra la prima e la seconda ondata – prosegue Guerra – abbiamo migliorato gli ospedali e la raccolta dei dati. Manca da rafforzare l’aspetto della medicina territoriale. Gli ospedali non sono stati travolti come nella prima ondata. Anche il Sud ha avuto il tempo di attrezzarsi. Pensiamo a cosa sarebbe successo se durante la prima ondata tutta Italia fosse stata colpita con l’intensità del Nord. E le scuole non mi pare che siano state travolte. Ci stiamo rendendo conto che i ragazzi sopra ai 10 anni si contagiano e contagiano in modo simile agli adulti, ma al di sotto di quell’età la trasmissione è ridotta. Fino alle elementari bisogna sforzarsi di tenere aperte le aule. Per i più grandi non basta mettere in sicurezza le scuole. Bisogna farlo anche per quel che avviene prima dell’ingresso e dopo l’uscita”.
La medicina del territorio, conclude Guerra, “è stata assente nella prima ondata. Ora occorre che faccia di tutto per continuare a dare la propria assistenza. Mi rendo conto che si tratta di una medicina convenzionata con logiche diverse rispetto a quella dipendente, e che i professionisti devono essere equipaggiati e sostenuti. Ma ora mi aspetto una stagione di confronto, che traghetti la medicina generale, per i prossimi 5-10 anni, verso uno scenario di più ampio respiro”.