Sono i 53 i bambini, in Italia, colpiti da sindrome multi-infiammatoria sistemica, ‘simil-Kawasaki’, e 96 con malattia di Kawasaki classica, per un totale di 149. Non si sono registrati decessi. I dati emergono da una ricerca multicentrica promossa dal Gruppo di studio di reumatologia della Società italiana di pediatria (Sip), presentata oggi al Congresso straordinario digitale della Sip. Lo studio, che sarà pubblicato su una rivista internazionale di reumatologia, ha coinvolto circa 200 pediatri in tutta Italia con l’obiettivo di raccogliere tutti i casi di malattia di Kawasaki classica e quelli di malattia multi-infiammatoria sistemica registrati nei bambini sul territorio nazionale durante la prima ondata epidemica di Covid-19, dal 1 febbraio al 31 maggio.
Lo studio confermata la correlazione tra Sars-Cov-2 e sindrome multi-infiammatoria sistemica, la cosiddetta Misc che presenta appunto alcune caratteristiche simili alla malattia di Kawasaki. A provare questo legame sono “tre elementi emersi dalle nostre elaborazioni – spiega Andrea Taddio, consigliere del Gds di Reumatologia della Sip e professore associato di Pediatria all’Università di Trieste – Innanzitutto, la percentuale di pazienti positiva al virus era nettamente più alta nella popolazione con sindrome multi-infiammatoria (75%) rispetto alla popolazione con Kawasaki classica (20%)”.
“Queste forme multi-infiammatorie sistemiche – prosegue – si sono accumulate temporalmente circa un mese dopo il picco dell’epidemia infettiva, a conferma che quello che abbiamo visto è stata una iper risposta infiammatoria a un trigger virale. Infine, i pazienti osservati si sono concentrati prevalentemente nel Nord Italia, soprattutto in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, le regioni dove ci sono stati più casi di Covid-19”.
Nel dettaglio, i bimbi con sindrome multi-infiammatoria sistemica, rispetto a Kawasaki classica, presentano cinque tratti caratteristici: “Un’età media più alta (intorno ai 7 anni); una maggior probabilità di aver bisogno della terapia intensiva pediatrica; una maggiore necessità di aver bisogno di un sostegno ventilatorio; una maggior probabilità di manifestare sintomi atipici per la Kawasaki quali quelli gastro-intestinali e polmonari; una maggior probabilità di avere miocardite o insufficienza cardiaca”, spiega ancora Taddio. Lo studio verrà riaperto a breve per continuare a raccogliere dati anche in questa seconda ondata. I pediatri hanno infatti “notizia di casi di sindrome multi-infiammatoria sistemica che si stanno ripresentando in varie parti d’Italia”.
Secondo Angelo Ravelli, segretario del Gds di reumatologia della Sip e uno degli autori dello studio, “le forme iperinfiammatorie non sono condizioni diverse dalla malattia di Kawasaki, come molti ritengono, ma fanno parte di un unico spettro di patologia che va dalle forme meno gravi a quelle più gravi ed è presumibile che il virus sia stato implicato in entrambe. Ritengo – precisa – che le forme iperinfiammatorie nella loro base siano malattie di Kawasaki deformate e rese più aggressive da un virus che sappiamo essere estremamente invasivo”.
“Tutti i bambini osservati nel corso dello studio – dice Taddio – erano apparentemente sani, ma è possibile che chi sia capace di sviluppare una risposta infiammatoria tale, sia geneticamente predisposto”. Gli esperti hanno stilato un documento di suggerimenti con l’obiettivo di “definire le peculiari caratteristiche cliniche e i principi di trattamento del paziente con sindrome multi-infiammatoria Covid-correlata”, per essere di ausilio al pediatra. “La nostra impressione è che la tempestività d’intervento sia cruciale nel determinare l’outcome del bambino”, sottolinea Taddio.