Più lavoro e meno tempo libero è sempre sinonimo di produttività? Quali sono le conseguenze? Ecco che cos’è l’overwork e quali sono le sue inevitabili ripercussioni.
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Quando nasce l’overwork
Nella società post-Covid, si è sviluppata una cultura del lavoro instancabile e continuo, con i lavoratori che si trovano spesso a operare da casa anche oltre le normali ore di lavoro. In un mondo in costante cambiamento e sviluppo, sembra che l’equilibrio tra lavoro e salute sia l’unica sfera che non faccia parte di questo processo di crescita.
Non importa se si tratta di un semplice raffreddore o di una gastroenterite, lo stress del lavoro e la paura di perdere opportunità ci costringono ad operare anche quando la nostra condizione fisica e mentale è compromessa.
Questa condizione, che colpisce sia i lavoratori dipendenti che quelli indipendenti, ha messo radici ben prima dell’emergenza epidemiologica, infatti nasce nell’era industriale, quando il lavoro non era ancora regolamentato. Tuttavia, è giusto chiedersi se questo sia l’unico modo di lavorare e quali siano le conseguenze sul lungo termine per la nostra salute fisica e mentale.
Cos’è l’overwork
L’overwork, anche noto come superlavoro, consiste nel lavorare in maniera eccessiva e prolungata nel tempo. Può anche implicare lo svolgimento di mansioni che superano le proprie capacità, causando così disagio fisico e mentale.
L’overwork si manifesta principalmente attraverso richieste di straordinari obbligatori o forzati, che spingono i lavoratori a superare le normali 40 ore settimanali previste dai contratti full-time. Queste richieste spesso sono accompagnate da pressioni o addirittura minacce da parte dei datori di lavoro.
L’overwork non ha necessariamente una natura estorsiva, spesso il superlavoro è volontario, più diffuso tra i freelance o i lavoratori a progetto, e può essere dannoso sia per l’individuo che per l’ambiente di lavoro.
Questa condizione si verifica quando, anche in assenza di obblighi, i lavoratori si sentono obbligati a svolgere più compiti di quanto sia necessario. I motivi possono variare, dall’esigenza di guadagnare di più, al desiderio di dimostrare il proprio valore professionale o di evitare di sentirsi inferiori ai colleghi, alimentando così un circolo vizioso di competizione insana e senza fine.
Quali sono gli effetti
Gli effetti dell’overwork sulla salute psico-fisica sono drammatici e possono manifestarsi a lungo termine. Il sovraccarico di lavoro porta allo stress cronico, che può causare problemi fisici come malattie cardiovascolari, disturbi del sonno, problemi gastrointestinali e scompensi ormonali.
Dal punto di vista mentale, l’overwork può portare all’ansia, alla depressione e ad altre patologie psicologiche. Inoltre, l’assenza di un adeguato equilibrio tra lavoro e vita privata può avere conseguenze negative sulle relazioni personali e aumentare il rischio di burnout.
Quale atteggiamento assumere
È importante che le aziende adottino politiche di lavoro sostenibili, che promuovano un ambiente di lavoro equilibrato e consentano ai dipendenti di prendersi del tempo per riposare e ricaricare le energie.
Allo stesso modo, i dipendenti devono essere consapevoli dei propri limiti e imparare a prendersi cura di sé stessi. L’overwork non è necessariamente sinonimo di produttività, e spesso può portare a una diminuzione delle prestazioni lavorative e della qualità del lavoro prodotto. Insomma, a giovarne non è proprio nessuno.
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