Trecentonovantaduemila chiamate al Numero Unico di Emergenza 112 sono state ricevute da marzo a oggi dalla sezione appositamente istituita nella Sala Operativa di Roma e dedicata all’emergenza Coronavirus. Una media di 4300 telefonate al giorno, con un picco di addirittura 23mila a marzo, quando il Covid-19 si è trasformato in vera e propria pandemia. Sono i numeri impressionanti appresi dall’Adnkronos e che raccontano meglio forse di tante parole la percezione dell’emergenza, lo spavento e la sensazione di insicurezza vissuta dal cittadino.
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“Dopo il boom di marzo, con quasi mille chiamate in un’ora, in estate le telefonate per Covid sono quasi scomparse – spiega il direttore del Soccorso Pubblico di Regione Lazio Livio De Angelis – Abbiamo ripreso a riceverne da settembre scorso e da ottobre il telefono dei nostri operatori dedicati all’emergenza squilla una media di 900 volte al giorno”.
Un po’ come il 911 americano, e molto di più considerato che chiamando dall’Italia il numero di emergenza che abbiamo imparato a conoscere dai film e serie made in Usa risponde oggi proprio il “nostrano” 112. Spente da pochi giorni, il 18 novembre scorso, le 5 candeline, la Sala Operativa di Roma, inaugurata nella Casa della Sicurezza della Regione Lazio e oggi tra le più grandi d’Europa, risponde in media ogni giorno a 8mila chiamate, non solo per il Coronavirus ma anche per violenze, furti, rapine, sparatorie, omicidi, aggressioni, liti, incendi e incidenti. Centocinquanta gli operatori che si alternano nei turni, dai 30 il giorno ai 20 la notte.
Se nell’intero anno 2019 le telefonate al Numero Unico d’Emergenza 112 da Roma e provincia sono state 2.976.575, smistate alle centrali operative di carabinieri, polizia, vigili del fuoco, emergenza sanitaria, nel primo semestre di quest’anno al 112 sono arrivate 1.896.221 chiamate, con una media di 10.418 al giorno (2mila in più rispetto alla media dell’anno precedente). Si sono accorciati anche i tempi di risposta, oggi 2,2 secondi, mentre il tempo medio di passaggio della chiamata dal Cur (Centrale Unica di Risposta) al PSAP2 (Centrali operative Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Vigili del Fuoco ed Emergenza Sanitaria) competente è di circa 43 secondi.
Una parte di questa enorme sala operativa romana nel cuore del quartiere Laurentina, è stata dedicata proprio, già a febbraio scorso, alla gestione dell’emergenza Coronavirus. “Qui abbiamo trattato il primo caso di pazienti provenienti dalla Cina, il 29 gennaio scorso – spiega all’Adnkronos il coordinatore del Cur Nue 112 Rosita Di Gregorio – Abbiamo fatto in modo che non fossero autorizzati dall’albergo a lasciare la loro stanza, per essere affidati alle cure di personale sanitario addestrato e quindi trasferiti all’ospedale Spallanzani per essere trattati adeguatamente senza pericolo per gli altri. Da lì siamo stati travolti da una vera e propria valanga di chiamate, soprattutto richieste di informazioni. Da una media di 8mila chiamate al giorno abbiamo toccato quota 23mila e ogni volta che usciva un nuovo dpcm aumentavano perché la gente non sapeva cosa fare o dove andare”.
“Anche noi abbiamo dovuto adattare la nostra operatività alla mutazione, giorno per giorno – continua la dottoressa Di Gregorio – abbiamo modificato la nostra istruzione operativa relativa alla gestione di questo tipo di chiamate ben 9 volte, a seconda degli aggiornamenti che di volta in volta arrivavano dall’Oms, dal Ministero. Per garantire la pronta risposta abbiamo diviso la sala operativa in due sezioni: una che si occupava della risposta immediata a tutti i cittadini l’altra – area Covid – dove gli operatori gestiscono sia le chiamate di informazioni e quelle non urgenti di natura sanitaria. Nel periodo di emergenza abbiamo funzionato come anello di congiunzione tra l’utente e la Asl che doveva essere allertata per prendere in consegna i pazienti”.
“La sala operativa del Nue 112 oggi è una macchina che funziona bene e punta al perenne miglioramento, espandendosi e diventando il fulcro di tutta l’emergenza – aggiunge il direttore del Soccorso Pubblico di Regione Lazio Livio De Angelis – A Roma, ad esempio, abbiamo inglobato anche la Polizia Stradale, la Polizia di Roma Capitale e la Capitaneria di Porto proprio per scongiurare perdite di tempo con richieste di soccorso all’ente sbagliato e indirizzare alla giusta centrale operativa l’intervento. Ma non solo, perché nei primi mesi del 2021 è prevista l’attivazione di una seconda Sala Operativa 112 nello stabile regionale di Camporomano/Anagnina, che permetterà l’estensione del servizio a tutta la Regione Lazio”. (di Silvia Mancinelli)