“Non sono in cerca di notorietà né l’ho cercata”. Così il 35enne manager toscano Lorenzo Stocchi, nato e residente a Montevarchi (Ar), appena dimesso dall’ospedale San Donato di Arezzo per i postumi del Covid, dopo essere stato in terapia intensiva e nel reparto di malattie infettive, commenta l’ondata di emozione che ha suscitato la sua pubblica testimonianza di giovane malato colpito nonostante godesse di ottima salute e fosse in forma fisica. “Dato che molti amici mi scrivevano per sapere come stavo e come fosse andata, ho preferito scrivere la testimonianza della mia esperienza, in modo da aggiornare tutti senza bisogno di scrivere ad ognuno di loro. L’ho fatto di getto, con il telefono, dal letto di ospedale. Forse sono stato poco attento alla forma e ho messo troppa emotività nel racconto. Alcuni amici mi hanno chiesto di poter condividere il post e da lì mi è sfuggito di mano… Non ho ancora capito come abbia potuto avere tutto questo risalto”.
Il post, pubblicato sulla sua pagina Facebook, accompagnato da una foto che mostra Lorenzo con il casco per aiutarlo nella respirazione, in meno di 24 ore ha raccolto oltre 18.000 like, più di 10.500 condivisioni e quasi 4.000 commenti. In una serie di messaggi, scambiati con l’AdnKronos (Stocchi non riesce ancora a parlare bene a causa dell’affaticamento respiratorio), confessa: “Penso che di storie tristi come la mia, purtroppo, ce ne siano molte in giro. Mai mi sarei aspettato di finire sul giornale o vedere il mio post rilanciato dal professor Roberto Burioni”.
Un po’ di amarezza Lorenzo Stocchi fa comprendere che è arrivata da una serie di commenti negativi postati sul suo profilo da parte di chi ha messo in dubbio anche la veridicità del suo racconto. “Ci sono anche molti detrattori, ma me l’aspettavo”, si limita comunque a dichiarare. Lorenzo Stocchi ha raccontato la sua dolorosa storia “per sensibilizzare coloro che ancora si ostinano a portare la mascherina sotto al naso e fare le cene con gli amici. Penso al mio compagno di stanza, a tutti quelli che pur lottando non ce l’hanno fatta. Bisogna prevenire il virus a tutti i costi, fare sensibilizzazione e convincere gli scettici. Perché anche loro se ne renderanno conto quando una persona vicina è in fin di vita, ma sarà già tardi”.