La scoperta di una variante genetica legata a forme più severe di Covid-19 è fra le 10 scoperte scientifiche più rilevanti del 2020 secondo ‘Nature’. Uno studio che parla anche italiano, dal momento che a firmarlo è il team internazionale del Consorzio internazionale di genetica Covidhge, a cui partecipa il Laboratorio di Genetica Medica dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata diretto da Giuseppe Novelli, in collaborazione con l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.
“Si tratta di due lavori pubblicati da Science che, per la prima volta, hanno dimostrato che la genetica dell’ospite ha un legame con la gravità di Covid-19. Alcuni di noi, il 10-12% circa, hanno un difetto genetico nella produzione dell’interferone, la prima linea di difesa contro i virus. Questo ha permesso di capire perché queste persone, se infettate da Covid-19, hanno la forma grave e sono a rischio di morte”, sottolinea Novelli all’Adnkronos Salute. “E’ un contributo importante perché per la prima volta abbiamo definito quali sono i geni di suscettibilità grave alla malattia. E’ vero che ne abbiamo scoperti altri, poi, ma il problema è quanto pesano quelli che producono l’interferone: pesano molto. E quindi sarebbe opportuno studiarli bene, perché questo potrebbe aprire la strada anche a nuove terapie”, dice il genetista.
Fra le altre scoperte top dell’anno: la violazione della simmetria di materia e antimateria, uno studio sull’ozono atmosferico, la scoperta di un incesto avvenuto nella preistoria, ma anche super-satelliti in grado di mappare ogni albero sulla terra, e la rilevazione di riserve di Hiv latente nelle cellule. E ancora, nella top-ten figura un lavoro che ha ingegnerizzato la Drosophila sechellia, insetto che si nutre esclusivamente del frutto tossico noni (Morinda citrifolia); il rilevamento di un fenomeno chiamato fast radio burst (Frb) proveniente da una sorgente nella nostra galassia; la scoperta della risoluzione atomica della microscopia a crio-elettroni.
Infine, il lavoro più letto online nel 2020: uno studio che ha permesso di collegare la noradrenalina – neurotrasmettitore coinvolto nella risposta ‘scappa o combatti’ allo stress – con la comparsa dei capelli grigi.