Covid, più rughe e pelle opaca: è l’effetto smartworking  

Smartworking e utilizzo prolungato del computer nemici della pelle. Passare troppe ore davanti allo schermo luminoso di pc, tablet e smartphone invecchia il viso, un rischio sempre più concreto quando si lavora da casa. Spesso si saltano infatti la pausa...

Smartworking e utilizzo prolungato del computer nemici della pelle. Passare troppe ore davanti allo schermo luminoso di pc, tablet e smartphone invecchia il viso, un rischio sempre più concreto quando si lavora da casa. Spesso si saltano infatti la pausa pranzo o la pausa caffè e si finisce per passarla incollati al dispositivo, accumulando diverse ore al giorno tutti i giorni. La conseguenza per donne e uomini: pelle opaca e disidratata, sguardo spento, rughe più evidenti intorno agli occhi. “Il computer, come tutte le forme di sorgenti luminose continue e ravvicinate, causa danni all’organismo e nel tempo anche la pelle ne risente, con un ricambio cellulare rallentato e un aspetto più consumato”, spiega Daniele Spirito, chirurgo plastico di Roma e docente presso la Cattedra di Chirurgia Plastica dell’Università di Milano. 

“La luce blu costringe a sforzare gli occhi provocando pieghe e solchi nella pelle. Inoltre ci sono i muscoli del viso, i cosiddetti pellicciai, che contribuiscono alla mimica facciale: meno si utilizzano più andranno incontro a ipoplasia, cioè a poca tonicità e scesa del tessuto, e quando si passano molte ore davanti al pc questi muscoli non vengono allenati per periodi eccessivamente lunghi. Il problema riguarda tanto le persone di 30 anni, quanto quelle di 50, ovviamente i danni sono maggiori con l’aumentare dell’età perché la rigenerazione cellulare rallenta con il passare del tempo”. 

Come contrastare dunque i segni dell’invecchiamento e dare nuova luce a un viso stanco e opacizzato? “Il primo consiglio, se si è costretti a passare molte ore davanti a schermi elettronici, è quello di eseguire ‘smorfie’ per stimolare i muscoli del viso – dice Spirito – sono sufficienti pochi minuti al mattino. Voglio dire: contrarre e rilasciare i muscoli della faccia. Poi è necessario rigenerare e stimolare le cellule epiteliali per ottenere maggiore levigatezza e luminosità – spiega l’esperto – Diversi sono i trattamenti sul fronte della medicina estetica: oltre al laser microfrazionato, il silicio è un buon prodotto per ripristinare la tensione epiteliale. Laddove esistono rughe il trattamento con Dermapen (microaghi applicati ad un rotore, senza anestesia) fornisce risultati dalla prima seduta; per il volume invece, si può ricorrere ad acido ialuronico a diverse concentrazioni o botulino. In caso di pelle giovane ma stressata il suggerimento è un infiltrativo a base di vitamine, acido ialuronico e aminoacidi in unico prodotto. Intorno ai 40 anni, laser, infiltrazioni, botulino”. 

“Di fronte a un aspetto stanco e invecchiato, soprattutto intorno ai 50 anni, nasce spesso il desiderio di un ritocco per vedersi più giovani e belle – aggiunge Spirito – In questo caso l’intervento più richiesto è il mini-lifting composito, un’innovativa tecnica di lifting facciale mininvasiva e più duratura, che garantisce un ringiovanimento del viso di dieci anni, con rischi di complicanze ridotti e un recupero velocissimo”, prosegue il chirurgo.  

“Le zone interessate sono collo, guancia e zigomo. Si effettua una sola piccola incisione davanti al padiglione auricolare e si procede a uno scollamento di 5-6 cm del sottocute. Da qui si fa ingresso nei piani profondi, e si riposizionano i tessuti verso l’alto. La cicatrice è piccola, quasi invisibile, l’esposizione dei tessuti è minore, quindi meno punti, meno coagulazione, meno rischi di complicanze. L’operazione si esegue in anestesia locale con sedazione, in regime di day hospital. Il post operatorio prevede un bendaggio di 24 ore, più 3 giorni di medicazione. In una settimana quasi – conclude – non c’è più alcuna traccia del passaggio chirurgico con un risultato sorprendente”. 

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