Covid Reggio Calabria. “Miracolo fai-da-te” per nuovi posti in terapia intensiva 

Il piano Covid-19 per il potenziamento della rete ospedaliera di emergenza, che ha scoperchiato il caso Calabria ed è finito nell'occhio del ciclone con le dimissioni del commissario ad acta per la sanità Saverio Cotticelli, ne prevedeva 20. Il Grande ospedale...

Il piano Covid-19 per il potenziamento della rete ospedaliera di emergenza, che ha scoperchiato il caso Calabria ed è finito nell’occhio del ciclone con le dimissioni del commissario ad acta per la sanità Saverio Cotticelli, ne prevedeva 20. Il Grande ospedale metropolitano (Gom) Bianchi Melacrino Morelli di Reggio Calabria è riuscito nella sfida di realizzarne 12. Dodici nuovi posti letto di terapia intensiva non Covid, pronti in meno di un mese “per accogliere i pazienti più gravi già dalla prossima settimana” e permettere di riorganizzarsi per gestire meglio anche i malati Covid critici. Un “piccolo miracolo”, lo definisce all’Adnkronos Salute Massimo Caracciolo, responsabile della Terapia intensiva post operatoria. Ma un miracolo ‘fai-da-te’. 

“Siamo noi che stiamo allestendo queste postazioni. Ieri sono arrivati i letti, ancora prima i monitor. Li abbiamo comprati noi”. Il Gom ha avuto i ‘ventilatori di Arcuri’, quelli che dovevano essere forniti a livello nazionale dal commissario straordinario per l’emergenza. “Ce ne sono arrivati 16-17, alcuni non erano da terapia intensiva e li abbiamo dati ad altri reparti, Pneumologia e Pronto soccorso. Gli altri li abbiamo usati per sostituire quelli obsoleti che c’erano in Rianimazione. Ora abbiamo un numero congruo, anche per i 12 nuovi posti letto”.  

“Abbiamo affrontato una spesa di circa 200mila euro. Una spesa minima anche se è vero che non si tratta di una vera ristrutturazione. Non sono state realizzate opere murarie, ma un adeguamento del reparto ‘ex trapianti di midollo’ alle caratteristiche della terapia intensiva. I fondi usati”, fa notare, “sono quelli che erano stati messi dal Gom su un capitolato per la manutenzione e sono quindi stati sottratti ad altri reparti non di emergenza, che dovranno soffrire ancora alcuni mesi per vedere realizzati i loro lavori. Ma serviva. Ci permette di poter essere un po’ più sereni nell’affrontare l’immediato. I pazienti più gravi secondo le previsioni potrebbero aumentare nei prossimi giorni, se il contagio continua con un indice Rt così alto”. 

“E’ stato un miracolo – ribadisce Caracciolo – che si è compiuto grazie al Direttore dell’ufficio tecnico Carmelo Fera, al commissario straordinario Iole Fantozzi e ai direttori sanitari Salvatore Costarella e Antonino Verduci che hanno sostenuto e voluto questa iniziativa. In questo momento abbiamo 14 posti letto: 5 occupati da malati Covid (e possiamo arrivare fino a 9) e 5 occupati da pazienti non Covid (e possiamo arrivare a 7). Con l’apertura a breve dei nuovi posti, possiamo di conseguenza arrivare a quota 18 letti per i casi Covid”. 

La realizzazione “si è resa necessaria, perché dobbiamo continuare a dare risposta a tutte quelle persone colpite da patologie non Covid, che continuano ad esserci. Non sono certo sparite le emorragie cerebrali, le sepsi, i problemi vascolari, purtroppo. Avere questi posti ci rende più tranquilli – assicura lo specialista – Se i numeri dei contagi crescono diventerà complesso. In questo momento abbiamo un centinaio di pazienti fra Malattie infettive e Pneumologia. L’Asp non ha dato disponibilità per i paucisintomatici o asintomatici che devono proseguire l’isolamento. Noi abbiamo persone che potremmo trasferire, ma non riusciamo, in strutture d’intesità di cura più bassa per decongestionare i reparti”. 

C’è poi un problema di personale: “Abbiamo accorpato reparti chirurgici che hanno ridotto l’attività elettiva e alcuni medici e infermieri stanno dando una mano per esempio a Pneumologia. Sollecitiamo la struttura commissariale affinché ci permetta di assumere personale da un concorso per anestesisti e rianimatori fatto a maggio scorso e che ha ancora la graduatoria attiva. Il reclutamento a tempo indeterminato di colleghi risolverebbe anche per il futuro”, osserva Caracciolo. “Per terapia intensiva abbiamo bisogno di 14 medici e una ventina di infermieri per essere a regime, se ce ne danno anche 10-12 cominciamo a respirare. Attualmente siamo una trentina, ma alcuni hanno limitazioni funzionali e non possono fare i turni”. Il problema è che “l’allora commissario Cotticelli aveva ritenuto che il fabbisogno di personale per il Gom fosse zero, nella valutazione fatta a giugno”.  

Quanto al Piano Covid, osserva Caracciolo, “se non c’è il finanziamento, non si individuano gli enti attuatori, si demanda alle Regioni e poi le Regioni alle aziende ospedaliere, il tutto a ottobre, allora significa non volerlo realizzare. Forse si sperava che la seconda ondata non arrivasse. I 20 posti letto con padiglione dedicato identificati per il Gom, tra finanziamento, progettazione, affidamento ed esecuzione dei lavori e collaudo, avrebbero richiesto almeno 8 mesi e ciò significava andare oltre il momento grave della pandemia”. 

L’ospedale si è dunque organizzato. “Abbiamo pensato: facciamo da noi e ci siamo rimboccati le maniche. Hanno collaborato tutti, dall’operaio all’imbianchino che hanno lavorato sempre in questi 25 giorni, fino al direttore sanitario. Oggi si comincia con le rifiniture, la pulizia e la sanificazione dei locali. Entro la fine della settimana collochiamo i letti e ci auguriamo di essere operativi a inizio settimana prossima”. Resta il fatto, sottolinea Caracciolo, “che abbiamo necessità di una dotazione organica adeguata anche in Pneumologia e malattie infettive e altri reparti. Altrimenti diventa difficile”.  

“In questo momento – prosegue Caracciolo – sarà necessario usare colleghi e fare noi straordinari per coprire sia la terapia intensiva Covid che non Covid. A meno a che non si prenda coscienza e si facciano al più presto assunzioni. L’incremento dei contagi è stato importante. Si sta verificando quello che da un punto di vista statistico era stato previsto. Noi medici non abbiamo mai avuto dubbi sulla zona rossa, è una cosa buona che speriamo ci aiuterà a evitare il disastro. Non ce la fai fisicamente a rimanere 8 ore con tuta e casco, per mesi e mesi. Gli infermieri e i colleghi sono affaticati, quanto prima non ce la faranno. Se vengono rispettate le regole c’è la possibilità di ridurre l’Rt sotto 1. L’incidenza di positivi su 100mila abitanti del resto è più bassa per esempio della Lombardia e questo ci fa ben sperare”. 

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