Autorevoli scienziati in Russia denunciano lo sviluppo del vaccino Sputnik V come “del tutto inaccettabile” e “ridicolo”, ipotizzando anche pressioni politiche sull’Istituto Gamaleyea che lo ha sviluppato.
In una lettera aperta, con primo firmatario Vasily Vlassov, epidemiologo dell’Alta scuola di economia ed ex consulente del ministero della Sanità e dell’Organizzazione mondiale per la sanità nonché vice presidente della Commissione dell’Accademia delle scienze contro la falsificazione di risultati scientifici, gli scienziati rilanciano i dubbi già espressi dalla comunità scientifica internazionale scaturiti dalla mancanza di dati sufficienti per dimostrare l’efficacia e la sicurezza del ritrovato sbandierato la scorsa estate da Vladimir Putin come il primo vaccino contro il covid registrato al mondo.
L’Istituto di ricerca che ha sviluppato il vaccino non ha risposto alle numerose richieste per la condivisione dei dati. “Pressioni politiche per creare competizione fra i vaccini sono in violazione degli standard più importanti sulla sperimentazione”, si legge nella lettera in cui si spiega che tali pressioni hanno reso gli scienziati coinvolti nello sviluppo del vaccino “ostaggio” degli obiettivi del Cremlino. Un’ombra che “minaccia la sperimentazione del vaccino e quindi la salute dei russi”.
E’ già dai risultati della fase due della sperimentazione su 76 volontari che sono stati pubblicati sulla rivista Lancet, che sono stati sollevati interrogativi tanto da essere definiti “altamente improbabili”. Gli scienziati hanno quindi chiesto a Lancet, che fino a ora ha rifiutato di farlo, di ritirare l’articolo.
Ma i dubbi si sono fatti più pressanti con la fase 3 e la decisione delle autorità sanitarie di vaccinare in massa personale medico e a insegnanti con meno di 60 anni di età e senza problemi medici pregressi mentre la sperimentazione era ancora in corso. I risultati sull’efficacia del vaccino sono poi stati pubblicati dopo la registrazione di soli 20 casi di covid fra i volontari (Pfizer, Moderna e AstraZeneca lo hanno fatto dopo almeno 90 casi).
Sono stati per esempio pubblicati solo risultati parziali sulla fase 3. E nessuna informazione sull’età dei partecipanti ai trial, neanche dati disaggregati sui diversi gruppi demografici. Il rapporto fra le persone vaccinate e coloro che hanno ricevuto solo un placebo è stato di uno a tre, contro la parità degli standard internazionali. Oltre a Vlassov hanno firmato la lettera Olga Rebrova, professore dell’Università nazionale per la ricerca in medicina, e Valery Aksyonov, direttore scientifico di Bionica Media.