Covid, variante Eris: cos’è e come combattere i sintomi

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Si pensava ormai di averla debellata del tutto, o quasi, ma l’emergenza epidemiologica torna a far parlare di sé a causa di un aumento dei contagi. Ora il Covid presenta la variante Eris, ecco che cos’è e come comportarsi.

Covid, che cos’è la variante Eris

La variante Eris, anche conosciuta come EG.5, sta continuando a crescere in Italia, così come in altri Paesi. Studi recenti hanno rivelato che questa variante è più resistente e presenta una maggiore capacità di eludere le difese anticorpali generate sia da precedenti infezioni che dai vaccini. Questo è il risultato di una mutazione (F456L) che è avvenuta nella proteina Spike del virus.

Per comprendere meglio il grado di diffusione delle varianti di Sars-CoV-2, incluso Eris, in Italia, è stata avviata una nuova indagine coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con il ministero della Salute, la Fondazione Bruno Kessler, le Regioni e le Province Autonome. L’obiettivo principale di questa indagine, denominata flash survey, è individuare possibili casi d’infezione correlati a queste varianti tra i campioni positivi al Sars-CoV-2 rilevati mediante il test di Rt-Pcr.

Quali sono i sintomi

Nonostante Eris sia una nuova variante del Covid, per il momento sembra presentare sintomi simili a quelli della variante Omicron, di conseguenza, i positivi sintomatici potrebbero subire:

  • Mal di gola
  • Congestione nasale
  • Mal di testa
  • Tosse secca
  • Affaticamento generale
  • Dolori muscolari e articolari su tutto il corpo

Ogni persona però può reagire alla malattia in modo diverso, di conseguenza, alla presenza di questi sintomi è necessario sottoporsi a un test così da proteggere i più fragili. Per combattere tutte le conseguenze della positività citati nel precedente elenco, è sempre consigliato consultare il proprio medico.

L’efficacia dei test

Nuova variante, nuovi dubbi, i test sono ancora in grado di rilevare il tasso di positività? Secondo quanto affermato da Todd Merchak, co-responsabile del programma Rapid Acceleration of Diagnostics presso il National Institutes of Health, i test Covid attualmente disponibili sono in grado di rilevare le nuove varianti, compresa quella di Eris. Questa affermazione si basa sul fatto che le varianti derivano da Omicron e che i tamponi sono stati progettati per rilevare una parte del virus con una minore probabilità di mutare.

Finora, non sono state rilevate mutazioni su questa parte del virus, che viene rilevata dai test attuali. Tuttavia, potrebbe essere necessario aggiornare i tamponi in futuro per assicurare la continuità dell’affidabilità dei risultati.

Quale tampone effettuare

Nel caso in cui si presentino sintomi e si desideri sottoporsi a un tampone, il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) consiglia di farlo immediatamente.

Nel caso in cui si decida di effettuare un solo test, si dovrebbe optare per un test molecolare, data la sua grande efficacia. Se, al contrario, si è disposti a ripetere il test dopo 48 ore in caso di negatività, si può utilizzare un test antigenico.

Cosa fare nel caso di un contatto con un positivo

E ora arriviamo alla domanda che più di tutte fa scervellare gli italiani e non solo, dopo un contatto con un positivo, quale comportamento è meglio assumere?

Nel caso di un contatto con una persona risultata positiva al virus ma in assenza di sintomi, il CDC raccomanda di attendere almeno 5 giorni prima di sottoporsi al tampone. Nel caso di un test antigenico, è consigliato ripetere il test per tre volte, rispettando un intervallo di 48 ore tra un test e l’altro.

Effettuare i test è particolarmente importante per bloccare l’epidemia e salvaguardare la salute dei soggetti più fragili. Non va sottovalutata l’importanza del problema, altrimenti il rischio è quello di tornare alla condizione in cui tutta la cittadinanza viveva solamente qualche mese fa.

Leggi anche: Il Long COVID: gli effetti neurologici a lungo termine del coronavirus

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