“Mi sembra chiaro che non abbiamo più paura di morire. Io non sono per uno stato di polizia, ma deve essere chiaro a tutti che certi comportamenti hanno delle conseguenze”. Così il presidente della regione Veneto Luca Zaia in un’intervista al Corriere della Sera. “Lo vedete in tutti i telegiornali: questo weekend le città italiane sono state prese d’assalto”, fa notare facendo l’esempio di Treviso dove il sindaco Marco Conte ha dovuto chiudere il corso a metà pomeriggio perché è venuto fuori che, su una città di 80mila persone, a spasso per il centro in quel momento c’erano oltre 50mila persone. “Ma non si tratta solo dei numeri di oggi”, aggiunge.
“Io penso sia una sconfitta comune il continuare a chiedere norme per comportamenti scorretti e lontani dal senso civico”, dice ancora Zaia affermando ancora, riguardo una eventuale ordinanza: “Comunque, non mi sono mai tirato indietro e se si dovrà far qualcosa lo si farà ancora una volta”. Quanto al Veneto in zona gialla conclude: “Premessa: nonostante la zona gialla, io ho adottato un’ordinanza che chiudeva le grandi e medie strutture di vendita al sabato, tutti i negozi alla domenica, e imponeva un cliente ogni 20 metri quadrati. Ma il punto è che il Veneto, come le altre regioni, ha accettato la classificazione nazionale. Fatta non dal circolo della scopa, ma dall’Istituto superiore di sanità retto dal professor Brusaferro, che gode della mia stima. Ricordo anche che noi siamo allo 0,91 di Rt, per passare alla zona arancione avremmo dovuto essere al’1,25”.