di Francesco Saita”Mi si permetta di ringraziare il presidente Draghi per le sue parole, perché è caduto il mito del non si può fare debito, oggi ci ha detto che ‘si può fare debito'”. Matteo Salvini, al Senato, trova modo – quasi en passant – di tirare in ballo l’ex numero uno della Bce, Mario Draghi, che sul Ft ha aperto a interventi in debito, vista l’emergenza del coronavirus, dando un segnale forte, non solo dal punto di vista strettamente economico. “Benvenuto presidente Draghi – ha sottolineato in Senato – ci serve l’aiuto di tutti, ci serve anche il suo, quindi sono contento, di quello che potrà nascere”. Poche parole che sono però la cifra più politica dell’intervento del leader della Lega, un’apertura che sembra più di un auspicio.
Non è la prima volta che Salvini tira per la giacca Draghi, che ha lasciato il posto di guida della Banca centrale europea a Christine Lagarde, al centro delle critiche italiane per il crollo della borsa delle scorse settimane, dopo le sue parole sullo spread. “Mario Draghi presidente della Repubblica? Why not”, aveva detto, a sorpresa, alla fine dello scorso anno, il 6 novembre, durante una trasmissione televisiva, che lo aveva visto ospite. Molti avevano letto quelle parole come un tentativo per poter ‘consentire’ un voto anticipato nel Paese, assicurando che, dai leghisti, per l’elezione del successore di Mattarella, prevista per il 2022, non ci sarebbero stati colpi di testa sovranisti, ma anzi si poteva pensare all’uomo simbolo dell’establishment finanziario. Un “why not”, che ora è diventato un quasi endorsement al banchiere ideatore del Quantitative easing nel 2015, che già diede una grossa mano all’Italia, ai tempi della crisi finanziaria. E che ora potrebbe essere l’uomo in più, anche per Salvini, per traghettare il paese fuori dall’emergenza economica del coronavirus.