Il giorno dopo è un tutti contro tutti. Matteo Renzi che attacca, il Pd che risponde a brutto muso, il M5S alle prese con le tensioni interne e l’ira verso gli alleati di maggioranza. Il Dpcm con la nuova stretta anti-Covid fa tremare il governo Conte, che intanto corre contro il tempo per varare il decreto coi ristori in fretta: la mission è il disco verde non più tardi di domani.
Dovrà essere in Gazzetta ufficiale martedì, non un giorno di più, come assicurato ieri in conferenza stampa dal premier Giuseppe Conte nel tentativo, senz’altro complesso, di rassicurare le categorie maggiormente colpite dal provvedimento, quelle che lamentano di aver speso soldi su soldi per mettersi in regola e che ora rischiano di essere falcidiate dalla seconda ondata del Covid-19. Quelle stesse categorie -baristi, ristoratori, proprietari di palestre,artisti – che da un estremo all’altro del Paese scendono in piazza, mentre sale l’allerta del Viminale sul rischio tensioni sociali.
Il premier ci mette la faccia -già giovedì è pronto a riferire alle Camere sulla nuova stretta- e cerca di rassicurare gli animi. Agli studenti delle scuole superiori -costretti a casa per tre quarti del tempo- rivolge l’auspicio che il sacrificio duri per poco, qualche settimana appena. Intanto incontra le categorie più colpite, domani a partire dalle 11, in una giornata che si preannuncia di fuoco e lunghissima. Sullo sfondo gli alleati di governo che se le danno di santa ragione.
Ad alzare l’asticella dello scontro ci pensa Matteo Renzi, che non le manda a dire e chiede di rimettere mano al Dpcm. Parole che rinfocolano la guerra, mai sopita, col Pd, con il segretario dem, Nicola Zingaretti, che rimbrotta l’ex premier: “Non è serio chi siede al tavolo del governo e il giorno dopo fa opposizione. E’ in gioco la vita delle persone”. Ma intanto torna a chiedere un patto di legislatura, “un tavolo che ricostruisca le ragioni di questa alleanza e le rilanci”. Perché la coalizione scricchiola, in evidente difficoltà rischia di essere travolta dalla seconda ondata.
E mentre continua lo scontro a distanza tra le ministre Azzolina e De Micheli, coi 5 Stelle che puntano il dito sul nodo irrisolto dei trasporti, la chat degli eletti M5S è in fibrillazione, tra chi lamenta misure troppo stringenti e chi se la prende con gli alleati di governo. Nel mirino il capo delegazione dem Dario Franceschini, sabato protagonista di un duro scontro con il ministro grillino Vincenzo Spadafora. “E’ bene che si dia una svegliata – punta il dito un deputato -. Altro che bonus vacanze. E non dovrà pensare ai Favino&co, ma al mondo del teatro vero e proprio. Agli ultimi”.
Franceschini, che col Pd ha fatto pressing per adottare la linea dura e varare il cosiddetto lockdown del tempo libero, difende le scelte del governo: “ho l’impressione che non si sia percepita la reale gravità della situazione”, dice, rimarcando la necessità di “intervenire in fretta” perché “non c’era più tempo. La decisione di chiudere tutte le attività dopo le 18 non è stata legata ad una scelta gerarchica, bensì alla necessità di limitare gli spostamenti”.
Vito Crimi, mentre il M5S è in rivolta, ricorda che le decisioni difficili delle ultime ore “le abbiamo prese insieme, unitariamente, non con leggerezza ma con la consapevolezza che dietro ogni codice e ogni categoria ci sono persone, lavoratori, aziende, famiglie, cittadini. Oggi abbiamo davanti una sfida cruciale, che dobbiamo affrontare uniti e compatti. L’unico vero nemico è il virus, non ce ne sono altri”. Ma nelle chat interne si racconta un’altra storia.