“E’ uno stillicidio”, la rabbia dello chef La Mantia 

L'umore è davvero pessimo. "Sono desolato" confessa al telefono lo chef Filippo La Mantia, senza nascondere la rabbia per l'ultimo Dpcm che per il settore della ristorazione rappresenta l'ennesima mazzata. "E' una situazione anomala - spiega La Mantia all'Adnkronos - a...

L’umore è davvero pessimo. “Sono desolato” confessa al telefono lo chef Filippo La Mantia, senza nascondere la rabbia per l’ultimo Dpcm che per il settore della ristorazione rappresenta l’ennesima mazzata. “E’ una situazione anomala – spiega La Mantia all’Adnkronos – a pranzo il Covid nei ristoranti non c’è e dalle 18 in poi sì? C’è un’insicurezza di base da parte del governo che non riesce a visualizzare la situazione”. “Per carità – sottolinea – non voglio pormi al di sopra del governo ma come settore, noi della ristorazione, come i bar e chi lavora nello spettacolo, viviamo di persone. Così è uno stillicidio incredibile. La cena non esisterà più fino a novembre ma credo che in un mese non si risolverà la situazione”. Lo chef siciliano a cinque stelle, titolare di ‘Oste e cuoco’, ristorante e salotto meneghino in piazza Risorgimento, non si dà pace: “Sabato sera avevo tutti i tavoli occupati – spiega – le persone alle 19.10 sono venute a cena e poi alle 22.30 sono andare via senza fare drammi. La gente non è cretina che va nei posti in cui non si sente in sicurezza. Se vanno al ristorante è perché si sentono sicuri. Le persone sono stupite per noi e per quello che dobbiamo sopportare pur avendo agito e agendo ogni giorno con correttezza e in sicurezza”.  

Nuovo Dpcm, il grido degli chef: “Stop alle 18 è umiliante” 

A parlare, per La Mantia, sono i numeri: “Mi sono stufato di dimostrare sempre qualcosa – ammette – ma vorrei far vedere le spese che abbiamo sostenuto in questo periodo per mantenere tutto in sicurezza. 70mila euro l’anno sono andate via solo per l’impresa di pulizie, è solo una voce ma ne potrei elencare altre mille: dalle 4-6 mascherine al giorno per i dipendenti, ai litri e litri di gel igienizzante, agli spray disinfettanti. E non è servito a nulla. Mi fa arrabbiare che veniamo considerati come luoghi di movida, il ristorante non fa parte della movida”. 

Nessuno ha la bacchetta magica ma con i contagi in impennata, secondo lo chef, il governo dovrebbe prendere decisioni radicali. “Dicano chiaramente di chiudere totalmente, così non ha senso – osserva – in giro c’è gente, i bus sono pieni”. Quanto ai suoi colleghi che in queste ore stanno scendendo in piazza per esprimere il malcontento della categoria, La Mantia spiega: “Le manifestazioni se legali e sane sono legittime, fanno parte dei diritti di uno Stato civile”. 

Lo chef esprime solidarietà, vivendo ormai da mesi lo stesso incubo: “Ho sempre le stesse spese anche se sono chiuso dalle 18, le uscite sono le stesse ma le entrate non ci sono – afferma -. Oggi sentivo al tg che i bar riceveranno 2mila euro per la chiusura ma è niente, è questo che non capiscono. Io ho 30 dipendenti, il governo non mi dà mica soldi per sopperire alla chiusura, come fa se devono ancora pagare le cig da marzo?”.  

Guai però a parlare di chiusura: “Chiudere definitivamente è un’onta incredibile – confessa – dobbiamo cercare di arrivare dove possiamo. Sono dovuto andare in banca, non l’ho mai fatto in vita mia, prima andavo bene. Domani aprirò alle 8 e chiuderò alle 15. Terrò attivo il delivery e vediamo come andrà. Ci si prova fino in fondo, mi verrebbe da mandare all’aria tutto ma chiudere non è facile. Bisogna capire quando toccheremo tutti il fondo, io sono davvero desolato”. 

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