Ex Ilva, Mise-sindacati: “Governo conferma tempi brevi trattativa Stato in Mittal” 

Un incontro tutto sommato breve oggi al Mise, giusto un giro di tavolo tra i segretari nazionali di Fim Fiom Uilm , Ugl e Usb, il ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, e l'ad di Invitalia, Domenico Arcuri sul futuro degli stabilimenti...

Un incontro tutto sommato breve oggi al Mise, giusto un giro di tavolo tra i segretari nazionali di Fim Fiom Uilm , Ugl e Usb, il ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, e l’ad di Invitalia, Domenico Arcuri sul futuro degli stabilimenti dell’ex gruppo Ilva oggi A.Mittal. Al tavolo mancava l’azienda e gli stessi segretari generali delle tute blu di Cgil, Cisl e Uil che avevano deciso, a quanto si apprende, di ‘saltare’ l’appuntamento per mancanza di ‘materiale di discussione’.  

Già nell’incontro del 23 settembre e di quello successivo il Mise aveva spiegato come si fosse conclusa la prima fase della due diligence che sarebbe stata completata in non più di due settimane senza dunque potersi sbilanciarsi sul dossier. Temi e tempi confermati anche oggi dallo stesso Arcuri che ha ribadito come la trattativa con ArcelorMittal per l’ingresso dello Stato nell’ex gruppo Ilva si svolga “con una frequenza assidua” e come la due diligence “non avrà bisogno di un tempo molto lungo per concludersi” comunque “prima del 30 novembre che è una data importante”.  

Anche il ministro Patuanelli ha ribadito che il ” governo investirà nel percorso tutte le risorse necessarie laddove si andrà nella direzione da noi auspicata”, e che centrale nel modello di sviluppo dovrà essere “la garanzia della sostenibilità ambientale che deve però accompagnare quella economica e sociale. Interrompere il ciclo integrale tra l’altro è molto complesso”, ha spiegato mentre Arcuri ha comunque riconosciuto come la multinazionale dell’acciaio non abbia rispettato due condizioni previste dal contratto di affitto propedeutico: “quelle sulla produzione e sull’occupazione” assicurando “che esiste una convergenza di intenti del governo e di tutte le sue componenti e che non intendiamo raggiungere piani intermedi e provvisori”.  

Un round quello di oggi dunque decisamente “interlocutorio” che si è chiuso peraltro con una coda polemica quando Patuanelli ha annunciato di dover lasciare il tavolo per altri impegni: ai rilevi dei sindacati il ministro ha risposto stizzito ricordando, prima di uscire, che l’incontro avrebbe dovuto essere con i segretari generali. Con molta probabilità comunque a ricucire il clima ci penserà un incontro informale tra Patuanelli, Re David, Benaglia e Palombella che potrebbe, a quanto si apprende, tenersi a breve. Al termine dell’incontro furibonda l’Usb che ha confermato lo sciopero di 24 ore proclamato a partire dalle 7 di domattina mentre Fim Fiom Uilm e Ugl hanno ribadito come siano ancora molti i nodi da sciogliere restando in attesa di una convocazione ‘politica’ sulla vertenza.  

Intanto A.Mittal ha ottenuto dal ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, una nuova proroga per ultimare la copertura dei nastri trasportatori del sito di Taranto. Ma è una proroga certamente molto ridotta rispetto a alle aspettative dell’azienda: 14 mesi da maggio scorso, precedente data di completamento. A deciderlo un decreto del ministro che ha stabilito anche come i lavori per nastri e torri debbano essere completati anticipatamente al 31 gennaio rispetto alla data del 30 aprile prossimo entro il quale dovranno ultimati definitivamente i lavori previsti dalla prescrizione numero 6 dell’Autorizzazione integrata ambientale.  

A.Mittal intanto, secondo le stime del centro studi Siderweb, si appresterebbe a chiudere il 2020 in perdita e a dover fronteggiare l’esigenza di una ricapitalizzazione da 1,5 mld. “L’ex Ilva, in base al piano industriale presentato alcuni mesi fa, nel 2021 non potrà espandere più di tanto la produzione di acciaio a causa di vincoli ambientali ed impiantistici. A ciò va aggiunto l’aggravamento della situazione economica della società, causata dal calo di redditività della gestione industriale che ha provocato una perdita di 866 milioni di euro nel 2019. E in perdita dovrebbe chiudere anche nel 2020 a causa degli effetti della pandemia. Se ciò si verificasse, per l’azienda potrebbe sorgere la necessità di ricapitalizzazione della società ,almeno 1,5 miliardi di euro”, hanno calcolato oggi nel corso di un webinar di ‘mercati e dintorni’. 

 

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