Lontano dalle stanze della procura di Milano e dagli sguardi indiscreti dei giornalisti, Michele Scillieri, il commercialista vicino alla Lega finito agli arresti domiciliari giovedì con i colleghi Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, ha risposto alle domande dei pm titolari dell’inchiesta su Lombardia Film Commission. Un interrogatorio iniziato in mattinata e proseguito nel pomeriggio, il cui verbale non è stato secretato.
Sul contenuto c’è il massimo riserbo, ma appare scontato che le prime domande si siano concentrate sull’affare del capannone di Cormano il cui prezzo di vendita, secondo la procura di Milano, sarebbe stato gonfiato. Il nome di Scillieri, difeso dall’avvocato Massimo Di Noia, compare un numero considerevole di volte negli atti dell’inchiesta e il suo ruolo viene descritto da Luca Sostegni, il presunto prestanome fermato il 15 luglio scorso, che ha cominciato a parlare con gli inquirenti. “Scillieri si vantava delle amicizie che aveva con Di Rubba e altri esponenti locali della Lega, tanto da aver ricevuto un incarico per cercare di vendere la sede della Lega di via Bellerio. Ricordo che c’era fretta di concludere l’operazione perché, trattandosi di un immobile di proprietà della Lega Nord, si correva il rischio del sequestro dalla procura di Genova, in relazione alle indagini per la truffa sui rimborsi elettorali”, ha spiegato Sostegni in un interrogatorio del 29 luglio. Operazione poi sfumata.
E proprio sui rapporti con il Carroccio e sui conti correnti potrebbe aver risposto il commercialista. Scillieri è considerato l’uomo dietro la società panamense Gleason Sa. 400mila euro usciti dalle casse della Lombardia Film Commission sarebbero finiti, secondo i pm, sul conto svizzero della società panamense. Un altro tassello di un’inchiesta che continua ad allargarsi.