Frei Betto: “In Brasile genocidio e Bolsonaro si compiace” 

"In Brasile si sta consumando un genocidio!". E’ la drammatica testimonianza di Frei Betto, frate domenicano e scrittore, consulente della FAO e di movimenti sociali in una lettera aperta arrivata all'Adnkronos nella quale denuncia che "questo genocidio non scaturisce dall’indifferenza del...

“In Brasile si sta consumando un genocidio!”. E’ la drammatica testimonianza di Frei Betto, frate domenicano e scrittore, consulente della FAO e di movimenti sociali in una lettera aperta arrivata all’Adnkronos nella quale denuncia che “questo genocidio non scaturisce dall’indifferenza del governo Bolsonaro. E intenzionale. Bolsonaro si compiace dell’altrui morte”. 

“Mentre vi scrivo, il Covid-19, apparso da queste parti nel febbraio di quest’anno, – ricorda Frei Betto – ha già ucciso 76mila persone. Sono già 2 milioni le persone contagiate. Entro domenica 19 luglio, arriveremo a 80 mila vittime. E verosimile che in questo momento, mentre state leggendo questo mio drammatico appello, si raggiunga la soglia dei 100mila morti. Quando penso che nella guerra del Vietnam, durata 20 lunghi anni, sono state sacrificate le vite di 58 mila militari statunitensi, mi rendo conto della gravità di quanto sta accadendo nel mio paese. Questo orrore è causa di indignazione e ribellione. E sappiamo tutti che le misure precauzionali e restrittive, adottate da tanti altri paesi, sarebbero state in grado di evitare un così elevato numero di perdite”.  

Denuncia il frate domenicano: “Questo genocidio non scaturisce dall’indifferenza del governo Bolsonaro. E’ intenzionale. Bolsonaro si compiace dell’altrui morte. Quando era deputato, nel 1999, aveva dichiarato: ‘Con il voto, non cambierete niente in questo paese, niente, assolutamente niente! Purtroppo, qualcosa cambierà solo se un giorno inizieremo una guerra civile, svolgendo il lavoro che il regime militare non ha fatto: ossia uccidendo circa 30mila persone’. Ha dedicato il suo voto a favore dell’impeachment della presidente Dilma, alla memoria del più noto torturatore dell’esercito, il colonnello Brilhante Ustra. E talmente ossessionato dalla morte, che una delle sue principali politiche di governo è la liberalizzazione del commercio di armi e munizioni. Interrogato, sulla porta del palazzo presidenziale, se non fosse dispiaciuto per la morte delle vittime della pandemia, ha risposto: ‘Non credo a questi numeri’ (27/3, 92 morti); ‘Un giorno moriremo tutti’ (29/3, 136 morti); ‘E allora? Cosa volete che faccia?’ (28/4, 5.017 morti)”. 

“I motivi dell’intenzionalità criminale del governo Bolsonaro – scrive Frei Betto nella lettera aperta – sono evidenti. Lasciar morire gli anziani, per risparmiare risorse della Previdenza Sociale. Lasciar morire i portatori di pregresse patologie, per risparmiare risorse del SUS, il Sistema nazionale sanitario pubblico. Lasciar morire i poveri, per risparmiare risorse destinate al programma Bolsa Família e agli altri programmi sociali rivolti ai 52,5 milioni di brasiliani che vivono in povertà, e ai 13,5 milioni che si trovano in situazione di povertà estrema (dati del Governo federale). Non pago di tali funesti provvedimenti, il presidente ha ora stralciato, dal decreto emanato il 3 luglio, l’articolo che introduceva l’uso obbligatorio delle mascherine negli esercizi commerciali, nei luoghi di culto e nelle scuole. Ha inoltre eliminato l’obbligo di multa per il mancato rispetto delle norme e l’obbligo da parte del governo di distribuire mascherine ai più poveri, principali vittime del Covid-19, e ai detenuti (750mila). Tali emendamenti non annullano tuttavia le legislazioni locali che hanno già previsto l’uso obbligatorio delle mascherine”. 

Il frate domenicano ricorda inoltre che “l’8 luglio Bolsonaro ha stralciato degli articoli dalla legge, approvata dal Senato, che prevedevano per il governo l’obbligo di fornire acqua potabile e prodotti per igiene e pulizia, l’installazione di internet e la distribuzione di beni di prima necessità, semi e attrezzi agricoli, ai villaggi indigeni. Ha inoltre cancellato i fondi per l’emergenza destinati alla salute dei popoli indigeni, oltre che per facilitare l’accesso di indigeni e popolazioni quilombola, al bonus emergenza di 600 real (circa 100 euro) per tre mesi. Ha ancora cancellato l’obbligo a carico del governo di offrire un maggior numero di posti letto negli ospedali, ventilatori e macchinari per l’ossigenazione del sangue ai popoli indigeni e quilombola. Indigeni e quilombola sono stati decimati dalla crescente devastazione socioambientale, in particolar modo in Amazzonia. Vi prego di divulgare al massimo questo crimine contro l’umanità”. 

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