Malattie cardiovascolari ed osteoporosi: un legame a doppio filo

Torna la campagna #ProtectUrLife per sensibilizzare e informare la popolazione over 60 sulla prevenzione di malattie cardiovascolari ed osteoporosi

In Italia il 14,7% degli over 60 presenta un rischio alto o molto alto di mortalità causata da un evento cardiovascolare, rispetto al 10,3% della media europea. La percentuale sale al 77,2%, se consideriamo un rischio moderato (contro il 74,4% dell’Europa).

Per quanto riguarda, invece, le fratture osteoporotiche maggiori, il 20,5% degli Italiani con più di 60 anni manifesta un alto rischio, in relazione alla media europea del 22,5%.

Le percentuali, poi, tendono a salire, se puntiamo i riflettori sull’alto rischio di mortalità cardiovascolare negli uomini over 65, che nel nostro Paese arriva al 42,9% (contro il 35% della media europea), e su quello delle fratture osteoporotiche maggiori, che si riscontra nel 22,7% delle donne italiane ultrasessantacinquenni, rispetto al 34,7% dell’Europa.

Questi, in estrema sintesi, i risultati dello screening eseguito lo scorso anno in 5 città europee (Barcellona, Bruxelles, Monaco, Nizza, Zurigo e Rimini) nell’ambito della campagna #ProtectUrLife, sviluppata per sensibilizzare la popolazione sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari e dell’osteoporosi, molto diffuse ma, ancora oggi, sotto-diagnosticate e sotto-trattate.

I dati sono stati presentati oggi nel corso di un Talk Show promosso da Amgen, dal titolo “Cuore e Ossa: un legame a doppio filo”, organizzato nell’ambito della Manifestazione CosmoSenior di Rimini (22-24 novembre 2019), dedicato all’interazione tra i fattori di rischio delle patologie cardiovascolari e dell’osteoporosi e all’importanza di un’attività di awareness e di prevenzione, cui hanno preso parte Claudio D’Amario, Direttore Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute, Roberto Messina, Presidente di Senior Italia, Maria Luisa Brandi, Presidente FIRMO – Fondazione Italiana Ricerca sulle Malattie dell’Osso, Arrigo Cicero del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università degli Studi di Bologna, Daniela Giudice, Referente del Comitato Scientifico Fondazione Italiana per il Cuore, Italia Agresta, Consigliere di APMAR, Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare e referente di Bari e Massimo Spelta, Senior Medical Advisor di Amgen Italia.

La Campagna #ProtectUrLife, promossa da Amgen e sviluppata in collaborazione con EIT Health, Università Tecnica di Monaco, Università di Barcellona e BePatient (società specializzata nella gestione di database sanitari), con il supporto dell’International Osteoporosis Foundation e della World Heart Federation, nasce dalla consapevolezza che le cause di eventi come fratture da fragilità, infarti e ictus, siano in molti casi sovrapponibili e si alimentino a vicenda (es. scorretto regime alimentare, sedentarietà, fumo, eccessivo consumo di alcol, ecc.). Da qui l’idea di dare vita a uno screening che potesse far emergere e “misurare” i fattori di rischio della salute cardiovascolare ed ossea degli over 60, a seconda del genere, dell’età e del Paese d’origine, con l’obiettivo di indurre una correzione dei propri stili di vita, mettendo in atto piani di prevenzione e di trattamento che tengano in considerazione i rischi di entrambe le patologie.

Se è vero, infatti, che le malattie cardiovascolari, rappresentano ancora oggi la prima causa di morte nel mondo occidentale, oltre ad avere un notevole impatto in termini di disabilità, e che in Italia le fratture da fragilità colpiscono una donna su 3 e un uomo su 5 over 50, rappresentando un grave ostacolo all’invecchiamento in buona salute, è vero anche che, parallelamente al crescere delle possibilità di trattamento medico delle patologie già conclamate, si è venuta sempre più affermando la consapevolezza dell’importanza degli interventi di diagnosi precoce e prevenzione, per prevenire o ritardare l’insorgenza di entrambe le patologie.

“Il problema consiste nel fatto che le malattie cardiovascolari – afferma il Professor Arrigo Cicero – oltre ad essere nel nostro Paese ancora la prima causa di morte (responsabili del 44% di tutti i decessi 1), danno origine ad eventi ‘intermedi’ (come infarto e ictus) che possono determinare una grave perdita di autonomia. Per questo motivo – continua Cicero – se si riuscisse ad applicare una buona prevenzione, si potrebbe evitare o ritardare l’insorgenza di eventi che compromettono la qualità di vita di una persona.”

Fra le patologie croniche che affliggono gli anziani, quelle cardiovascolari sono sicuramente quelle di cui si conoscono meglio i fattori di rischio.

“L’ipertensione, ad esempio – aggiunge Cicero – è considerata un fattore di rischio modificabile per malattie cardiache e cerebrali. Insorge in soggetti anche relativamente giovani e, nella maggior parte dei casi, si riesce a gestire molto bene, sia modificando lo stile di vita, sia con terapie antiipertensive mirate. Già con l’ottimizzazione del carico calorico, la riduzione del sale nella dieta ed evitando l’esposizione al fumo di sigaretta si può ottenere una buona diminuzione dei valori pressori. L’ipercolesterolemia è un altro fattore di rischio modificabile che, essendo regolata da cause genetiche, risponde meno al cambiamento degli stili di vita, anche se, conducendo una ‘vita sana’ si riduce il rischio globale. In ogni caso – commenta Cicero – nei casi particolarmente refrattari abbiamo a disposizione opzioni farmacologiche molto efficaci, che ci possono aiutare nel trattamento. Infine, troviamo il diabete di tipo 2 per il quale, oltre ad avere a disposizione una vasta gamma di rimedi farmacologici, risponde molto bene all’aumento dell’attività fisica e al calo del peso corporeo, attraverso la dieta che, di per sé, possono ancora oggi costituire la principale soluzione per una buona percentuale di diabetici.”

Le conoscenze medico-scientifiche, sempre più approfondite, hanno messo in luce come i fattori di rischio delle malattie cardiovascolari possano coincidere, se non perfino alimentare, quelli dell’osteoporosi, e viceversa come, ad esempio, l’età avanzata, il fumo, l’inattività fisica, l’eccessivo consumo di alcol. Non solo, la diminuzione della massa ossea aumenta il rischio di mortalità cardiovascolare-correlata e di malattia coronarica. Allo stesso tempo, la qualità delle ossa può essere ridotta nei pazienti con diabete, uno dei fattori di rischio cardiovascolari. Alla luce di questo, anche i piani di prevenzione e di trattamento dovrebbero considerare questa realtà.

“L’osteoporosi interessa circa 5 milioni di persone, di cui 1 milione sono uomini – dichiara la Professoressa Maria Luisa Brandi – Le conseguenze più gravi di questa malattia sono le fratture da fragilità, perché rappresentano un grave ostacolo all’invecchiamento in buona salute, con ripercussioni sull’indipendenza e la qualità di vita di chi le subisce. Quando parliamo di questa problematica, i numeri sono sottostimati: queste fratture, che si presentano per traumi minori, in Italia colpiscono ogni anno circa 550 – 600 mila persone e riguardano principalmente femore, caviglia, polso, vertebre. Tuttavia, se consideriamo quelle della colonna vertebrale la diagnosi viene eseguita solo in un quarto dei casi. L’osteoporosi – continua la Professoressa Brandi – compare in maniera asintomatica e per questo la maggior parte delle persone non è consapevole di essere a rischio”.

All’incremento del rischio di fratture da osteoporosi concorrono diversi fattori: costituzionali, genetici e ambientali, anche se il principale fattore di rischio è il fatto di aver già avuto un’altra frattura da fragilità.

“Oltre al fattore genetico (non modificabile) – aggiunge la Professoressa Brandi – esistono altre condizioni che aumentano il rischio di osteoporosi, come avere una bassa massa ossea (il rischio aumenta durante la menopausa) e l’assunzione di alcuni farmaci, come i cortisonici o le terapie ormonali, che vengono utilizzati nel tumore prostatico e mammario. La prevenzione, dunque, gioca un ruolo ‘chiave’ per la salute delle ossa e consiste in un insieme di interventi, farmacologici e non, mirati a prevenire o rallentare la comparsa della malattia e quindi il rischio di frattura. La prima prevenzione avviene durante l’infanzia, educando i bambini ad introdurre una buona qualità di calcio, a stare all’aria aperta, affinché la pelle sintetizzi la vitamina D e, naturalmente, praticare attività fisica regolare. Tutto ciò per raggiungere il più adeguato picco della massa ossea verso i 20-25 anni, cercando di mantenerlo da adulti”.

“Il fattore critico – aggiunge la Dottoressa Italia Agresta – è che nel nostro Paese generalmente si affronta il tema dell’osteoporosi quando la persona ha già avuto una frattura da fragilità, quindi quando la patologia è già avanzata. Per questa cronicità, oggi, spesso non viene fatta alcuna prevenzione pre-primaria, mentre andrebbe implementata, agendo con passi ‘chiave’ per evitare la fragilità ossea. Nelle persone con fattori di rischio, con gli screening, si capirebbe subito la struttura dell’osso e sarebbe più facile agire con misure preventive. La situazione diviene più complessa, invece, quando si interviene su un soggetto con osteoporosi già manifesta”.

Lo screening effettuato attraverso la Campagna #ProtectUrLife ha coinvolto complessivamente 2.250 persone di 5 Paesi, di età superiore ai 60 anni, e i dati emersi sono stati analizzati e interpretati dal Dipartimento di Statistica della Facoltà di Biologia dell’Università di Barcellona, arrivando a dimostrare come un approccio innovativo possa essere funzionale all’identificazione di pazienti a rischio, puntando i riflettori su un’importante percentuale di “sommerso”. A Rimini (tappa italiana della Campagna) sono state prese in esame 470 persone, sottoposte a test gratuiti non invasivi come la colesterolemia per individuare un rischio di infarto o ictus e l’esame della densità minerale ossea per far emergere una eventuale osteoporosi. La presenza di consulenti sanitari ha permesso, poi, un’interazione volta al passaggio di informazioni e strumenti utili a mantenersi in forma. I soggetti che hanno preso parte allo screening, poi, hanno partecipato anche alla compilazione di un questionario per profilare meglio il quadro anamnestico e conoscere in modo più approfondito le abitudini in ambito salute.

Interessante sottolineare che, alla domanda se attraverso lo screening fossero venuti a conoscenza di un rischio moderato per la propria salute di cui fino a quel momento non erano a conoscenza, il 41,3% degli Italiani ha risposto affermativamente (contro il 31,5% della media europea).

Il problema della consapevolezza del rischio per la propria salute, in particolar modo per le malattie cardiovascolari, è emerso dalle parole della Dottoressa Daniela Giudice: “Da un’indagine condotta per Fondazione Italiana per il Cuore   emerge che la pericolosità delle malattie cardiovascolari non viene riconosciuta come tale da 1 italiano su 2 2. Un altro capitolo importante è l’aderenza alle terapie prescritte – continua la Dottoressa Giudice – I dati ufficiali OsMed sul consumo dei farmaci non sono rassicuranti. Ad esempio, per quanto riguarda la categoria delle statine, quando si prende in considerazione la persistenza al trattamento, ovvero il tempo mediano alla interruzione del trattamento stesso, i dati amministrativi ci dicono che già a 150 giorni dall’inizio della terapia la probabilità di interrompere il trattamento è del 50%. Inoltre, circa il 20% degli utilizzatori interrompe la terapia dopo un mese dall’inizio e solo il 33% dei nuovi utilizzatori risulta essere ancora in trattamento ad un anno dall’inizio della terapia3”.

Nel complesso, dai risultati dello screening è emersa una buona predisposizione a migliorare il dialogo con il proprio medico e a partecipare a un’attività di follow up per verificare eventuali progressi, a fronte di un maggior impegno nell’attività di prevenzione (per l’Italia il 63% delle donne over 65).

Alla luce di questi segnali incoraggianti, i promotori hanno deciso di proseguire la Campagna #ProtectUrLife, con una seconda “edizione” dello screening che, per quanto riguarda il nostro Paese, anche quest’anno si svolgerà a Rimini presso CosmoSenior dal 22 al 24 novembre.

“#ProtectUrLife è un progetto europeo di ampio respiro che siamo lieti di ospitare per il secondo anno consecutivo nell’ambito della nostra Manifestazione CosmoSenior. Grazie anche alla presenza di iniziative di prevenzione e screening avanzate come questa, infatti, sta diventando sempre più un appuntamento di grande valore e di interesse per la salute della popolazione”, ha dichiarato il Presidente di Senior Italia, Roberto Messina.

“Dopo gli incoraggianti risultati ottenuti a Rimini con #ProtectUrLife 2018, abbiamo ritenuto utile riproporre l’iniziativa quest’anno nella stessa cornice del Cosmosenior 2019 – dichiara Maria Luce Vegna, Direttore Medico di Amgen in Italia. La Ricerca dimostra quanto sia importante superare l’approccio convenzionale, che vede l’intervento medico quando la patologia è già conclamata, e quanto sia importante giocare d’anticipo, con un modello predittivo e preventivo. Campagne informative e di screening come questa ambiscono promuovere una maggiore consapevolezza nei cittadini sull’importanza di fare prevenzione: identificare in anticipo i rischi può contribuire in modo determinante a ridurre o prevenire l’insorgenza delle patologie, con importanti ricadute, sia sulla qualità di vita dei pazienti, sia sui costi a carico dei Sistemi Sanitari.”

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