Malattie infettive, 10 milioni di morti l’anno nel mondo

Sono ancora oggi 10 milioni le vite perse ogni anno nel mondo a causa delle malattie infettive, soprattutto nei Paesi a medio e basso reddito.

Il progresso indotto dalla globalizzazione, a fronte del miglioramento delle condizioni di vita di milioni di persone in diverse regioni del mondo, non ha dunque finora garantito una distribuzione equa dei suoi benefici. Le diseguaglianze nell’accesso agli strumenti di tutela della salute rappresentano una barriera alla sostenibilità della salute globale. In questo contesto, la cooperazione internazionale è cruciale per contribuire a promuovere lo sviluppo umano, contrastare la povertà, favorire la resilienza delle popolazioni a maggior bisogno, e mitigare gli squilibri esistenti tra i Paesi e all’interno degli stessi. Se ne è parlato oggi alla conferenza internazionale ‘Global Health: l’Italia driver di best practice‘, che si è tenuta nella sede della Biblioteca del Senato.

“Il 92% di questi 10 milioni di morti – ha sottolineato Allan Saul, direttore Gsk Vaccines Institute for Global Health – avviene nelle aree più povere del Pianeta e, di queste, il 47% è provocato da malattie per le quali non sono ci sono vaccini registrati. Negli ultimi 10 anni Gsk ha costruito un Istituto dedicato, si è concentrata sullo studio delle componenti necessarie a combattere 8 diversi batteri e ha già 2 vaccini giunti sul mercato. Ora stiamo cercando di mettere in campo tecnologie molto innovative. Il problema è il prossimo passo: capire come rendere sostenibili gli investimenti per ottenere un vaccino, sempre collaborando con partner pubblici”. Obiettivo: attraversare la ‘valle della morte’ dei vaccini, ossia quel vuoto che si crea fra la dimostrazione dell’efficacia e l’arrivo ai pazienti, costellato da costi altissimi e difficoltà di produzione e fornitura.

“Fra il 2000 e il 2016 – ha aggiunto David Salisbury, Associate Fellow Global Health Security, Chatham House The Royal Institute of International Affairs – circa 9 milioni di morti sono state evitate grazie alla vaccinazione. Ma questo non sarebbe mai stato possibile senza una collaborazione fra pubblico e privato. Ora bisogna pensare che i vaccini sono efficaci anche contro una delle emergenze più gravi del nostro tempo, la resistenza agli antibiotici, e agire sul fronte della sotto-vaccinazione, che riguarda ancora 20 milioni di bambini nel mondo, e dell’esitazione vaccinale, che risulta assente solo in 7 Paesi”.

“Dal 1900 – ha evidenziato Rino Rappuoli, Chief scientist & Head of external research and development di Gsk Vaccines – abbiamo guadagnato 35 anni di vita soprattutto grazie ai progressi della scienza medica. Nel campo dei vaccini oggi è un momento di grande sviluppo: le nuove tecnologie rendono possibili cose impensabili fino a 5 anni fa e sono convinto che fra 5 anni avverrà lo stesso. Basti pensare che dopo 15 anni di ricerca, i dati del trial di fase IIb di efficacia in corso sul nostro candidato vaccino contro la tubercolosi indicano per la prima volta la capacità di un vaccino di aiutare a proteggere le persone da questa malattia, con una efficacia complessiva del 54%. E si tratta di una malattia che fa registrare 1,7 milioni di morti l’anno e un totale di 2 miliardi di casi”.

“Forse sembra un’utopia quella di cancellare le diseguaglianze nella sanità – ha detto il senatore Antonio De Poli – ma con buone prassi e una collaborazione fra pubblico e privato l’obiettivo della salute universale può essere raggiunto. Il 50% della popolazione mondiale non ha oggi accesso ai servizi sanitari di base, in Europa il 28%. Occorre agire attraverso la cooperazione di tutti”.

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