Sul palco con lo scapolare della Madonna del Carmine che pende sulle spalle, lo scapolare appunto, esibito, mentre chi lo contesta dalla piazza, mostra un cartello con scritto ‘Razzismo e omofobia non sono cultura’. Nino Spirlì, vicepresidente della Regione Calabria e assessore alla Cultura, è a fianco di Matteo Salvini, che questa sera ha raggiunto Taurianova, per festeggiare il neosindaco leghista del comune del Reggino, Roy Biasi, anche lui sul palco con loro. Lo scapolare, è il nuovo simbolo di devozione religiosa del leghismo calabrese, che si aggiunge, così, ai rosari più volte sfoggiati dallo stesso Salvini, e addirittura strappati da una donna a Pontassieve, lo scorso 9 settembre.
“Ognuno ha diritto di dissentire, basta che sia fatto con rispetto delle persone”, dice all’AdnKronos Spirlì, appena terminato il comizio, tra gli applausi dei leghisti locali e i cori contro di alcuni in fondo: “Certo – aggiunge – io preferisco sentire chi si esprime con le parole, piuttosto di chi urla e insulta, ma il cartello non l’ho visto”. Ai manifestanti, che hanno fischiato Salvini durante il suo intervento, tra fischi e schiamazzi, a cui più volte il leader della Lega ha replicato, non sono vanno giù le parole di sabato a Catania dell’assessore alla cultura della loro regione, che ha rivendicato il diritto di usare termini come ‘frocio’, ‘negro’ e ‘zingaro’.
Poi spiega la sua fede nella vergine e in quel simbolo di religione, che gli pende sulle spalle: “Lo scapolare del Carmine – spiega Spirlì all’Adnkronos – è uno strumento di devozione della Madonna del Carmine, io lo porto 24 ore su 24, anche quando dormo e sono sotto la doccia, ma in quel caso ne indosso uno in legno, per non bagnarlo, il rito è questo, il rispetto della Madonna del Carmine che mi protegge”. Una protezione che nasce nel 1251, quando il priore generale dell’Ordine del Carmelo, Simone Stock chiese aiuto alla Madonna che gli apparve, portando tra le mani uno scapolare di cui gli fece dono. La Vergine, secondo il racconto, assicurò che coloro i quali fossero morti indossandolo non avrebbero mai conosciuto le pene dell’inferno, perché esso era un segno di salvezza, protezione e sostegno.