Nuovo Dpcm, la bozza: misure per palestre, bar e ristoranti  

Misure per palestre, piscine, bar, ristoranti, cinema nella bozza del nuovo Dpcm. "A decorrere dal 26 ottobre 2020, le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie)" sono "consentite dalle ore 5 fino alle 18" e "dopo...

Misure per palestre, piscine, bar, ristoranti, cinema nella bozza del nuovo Dpcm. “A decorrere dal 26 ottobre 2020, le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie)” sono “consentite dalle ore 5 fino alle 18” e “dopo le 18 è vietato il consumo di cibi e bevande nei luoghi pubblici e aperti al pubblico”, prevede il documento. “Le disposizioni del presente decreto si applicano”, si legge,”fino al 24 novembre 2020″. Al termine della riunione di sabato sera tra il premier Giuseppe Conte e i capi delegazione delle forze di maggioranza sulla nuova stretta anti-Covid, sembrerebbe confermata la chiusura anticipata per bar e ristoranti alle ore 18, nonostante la contrarietà delle Regioni e le divisioni esistenti nella stessa maggioranza. Si tratta, infatti, di uno dei punti più dibattuti del nuovo Dpcm che dovrebbe entrare in vigore lunedì prossimo. Salta, invece, la chiusura domenicale per bar e ristoranti come ipotizzato in un primo momento. A quanto apprende l’Adnkronos, i bar e i ristoranti apriranno anche la domenica, ma tenendo ferma la chiusura alle 18. Nelle bozze di Dpcm, circolate nel pomeriggio di sabato era prevista, invece, la chiusura domenicale per bar e ristoranti che è stata tolta dopo la riunione tra il premier e i capi delegazione. Quindi è stata confermata la chiusura alle 18 di bar e ristoranti sull’intero territorio nazionale, misura a lungo dibattuta sia nella maggioranza che con le stesse regioni, che chiedevano di lasciare alzate le saracinesche fino alle 23. Non è stato inoltre introdotto il divieto a spostarsi tra Regioni, di cui si era parlato a lungo nel corso della giornata. 

Il Dpcm con la nuova stretta, oggetto di un nuovo confronto tra Conte e i capidelegazione delle forse di maggioranza terminato nella tarda serata di sabato, dovrebbe essere firmato domenica ed entrare in vigore già lunedì. A quanto apprende l’Adnkronos da autorevoli fonti di governo, l’esecutivo ha previsto ristori sostanziosi per i settori colpiti dalle nuove misure anti-Covid. Le risorse messe a disposizione di chi è costretto a tirare giù le saracinesche ammontano a ben 2 miliardi di euro, che potrebbero essere inseriti in un decreto già la prossima settimana. 

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“Resta consentita senza limiti di orario – si legge ancora nella bozza – la ristorazione negli alberghi e in altre strutture ricettive limitatamente ai propri clienti; resta sempre consentita la ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l’attività di confezionamento che di trasporto, nonché fino alle ore 24,00 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze; le attività di cui al primo periodo restano consentite a condizione che le Regioni e le Province autonome abbiano preventivamente accertato la compatibilità dello svolgimento delle suddette attività con l’andamento della situazione epidemiologica nei propri territori e che individuino i protocolli o le linee guida applicabili idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento o in settori analoghi”. 

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“Detti protocolli o linee guida sono adottati dalle Regioni o dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome nel rispetto dei principi contenuti nei protocolli o nelle linee guida nazionali e comunque incoerenza con i criteri di cui all’allegato 10; continuano a essere consentite le attività delle mense e del catering continuativo su base contrattuale, che garantiscono la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro, nei limiti e alle condizioni di cui al periodo precedente”, prosegue il provvedimento. 

Nella bozza “è fortemente raccomandato a tutte le persone fisiche di non spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, in un comune diverso da quello di residenza, domicilio o abitazione, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi e non disponibili in tale comune”.  

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A quanto apprende l’Adnkronos da autorevoli fonti di governo, è stata confermata nel Dpcm la chiusura di cinema, teatri, palestre e piscine nel corso della riunione tra il premier Giuseppe Conte e i capi delegazione delle forze di maggioranza conclusasi a tarda notte. La norma aveva visto, nella mattinata di sabato, la forte contrarietà del ministro allo Sport Vincenzo Spadafora, protagonista di uno scontro con il responsabile della Cultura, Dario Franceschini. 

Secondo il provvedimento, “sono sospese le attività di palestre, piscine, centri natatori, centri benessere, centri termali, fatta eccezione per l’erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza, nonché centri culturali, centri sociali e centri ricreativi; ferma restando la sospensione delle attività di piscine e palestre, l’attività sportiva di base e l’attività motoria in genere svolte presso centri e circoli sportivi, pubblici e privati, sono consentite nel rispetto delle norme di distanziamento sociale e senza alcun assembramento, in conformità con le linee guida emanate dall’Ufficio per lo sport, sentita la Federazione medico sportiva italiana (FMSI), fatti salvi gli ulteriori indirizzi operativi emanati dalle Regioni e dalle Province autonome, ai sensi dell’ art. 1, comma 14, del decreto-legge n. 33 del 2020”.  

“Sono sospesi gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all’aperto”, tra le disposizioni. 

“E’ consentito”, si specifica, “svolgere attività sportiva o attività motoria all’aperto, anche presso aree attrezzate e parchi pubblici, ove accessibili, purché comunque nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno due metri per l’attività sportiva e di almeno un metro per ogni altra attività salvo che non sia necessaria la presenza di un accompagnatore per i minori o le persone non completamente autosufficienti”.  

“Delle strade o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento, può essere disposta la chiusura al pubblico, dopo le ore 21,00, fatta salva la possibilità di accesso, e deflusso, agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private”, si legge ancora. 

“Riguardo alle abitazioni private, è fortemente raccomandato di non ricevere persone diverse dai conviventi, salvo che per comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità e urgenza”. Si afferma poi che “restano comunque sospese le attività che abbiano luogo in sale da ballo e discoteche e locali assimilati, all’aperto o al chiuso. Sono vietate le feste nei luoghi al chiuso e all’aperto, ivi comprese quelle conseguenti alle cerimonie civili e religiose”. 

“Le pubbliche amministrazioni dispongono una differenziazione dell’orario di ingresso del personale, fatto salvo il personale sanitario e socio sanitario, nonché quello impegnato in attività connessa all’emergenza o in servizi pubblici essenziali. È raccomandata la differenziazione dell’orario di ingresso del personale anche da parte dei datori di lavoro privati”, prevede il testo. 

“L’accesso ai luoghi di culto avviene con misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi, e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro”, si legge ancora. 

“Il servizio di apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura è assicurato a condizione che detti istituti e luoghi, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei locali aperti al pubblico, nonché dei flussi di visitatori (più o meno di 100mila l’anno), garantiscano modalità di fruizione contingentata o comunque tali da evitare assembramenti di persone e da consentire che i visitatori possano rispettare la distanza tra loro di almeno un metro. Il servizio è organizzato tenendo conto dei protocolli o linee guida adottati dalle Regioni o dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome”, prosegue il provvedimento. 

 

 

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