Aumenta l’apprensione per la diffusione della peste suina in Italia, dove crescono i focolai e il numero degli allevamenti attenzionati: ecco come si prende e come fermare il contagio.
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Peste suina, ecco come si prende
La peste suina africana è una malattia virale che riguarda suini e cinghiali selvatici e ne causa un’elevata mortalità in caso di infezione. Per l’uomo, però, è fortunatamente innocua: la PSA, infatti, non è trasmissibile all’uomo né in caso di contatto diretto con animali malati né attraverso il consumo di alimenti di origine suina.
Ciò significa che la carne di maiale e altri prodotti contenenti carne suina possono essere consumati in sicurezza. Resta utile però, come sempre, rispettare tutte le regole per evitare contaminazioni anche con patogeni comuni, come salmonellosi e listeria. Quindi, è importante:
- accertarsi che i prodotti a base di carne di maiale o derivati siano stati adeguatamente manipolati
- separare la carne cruda da cibi cotti o pronti per essere mangiati
- non usare lo stesso coltello o tagliere per carne cruda e altri alimenti
- non collocare la carne cotta sullo stesso piatto o sulla stessa superficie sulla quale era stata messa prima della cottura
- lavarsi accuratamente le mani con acqua e sapone dopo aver maneggiato carne cruda
- non mangiare carne di maiale cruda o poco cotta, ma cuocerla bene, in modo che tutte le parti (anche le più interne) raggiungano una temperatura di almeno 70 gradi
Lo stesso virus della peste suina africana, inoltre, viene inattivato a temperature superiori ai 70 gradi. Tuttavia, sebbene la PSA non sia pericolosa per l’uomo, comporta disagi socio-economici significativi in diversi Paesi. Nelle aree interessate dall’infezione, infatti, vengono introdotte restrizioni agli spostamenti di maiali, cinghiali selvatici e dei prodotti derivati, comportando un calo del fatturato. L’eradicazione della malattia, inoltre, può richiedere diversi anni e non vi sono vaccini e cure.
I sintomi
Negli animali la peste suina africana presenta sintomi ben precisi che è utile non sottovalutare. In particolare:
- febbre
- aborti spontanei
- difficoltà respiratorie e secrezione oculo-nasale
- costipazione
- perdita di appetito
- emorragie su orecchie e fianchi
- emorragie interne
Maiali e cinghiali selvatici vengono infettati tramite contatto diretto con altri animali infetti oppure per contatto indiretto, cioè ingerendo prodotti contenenti parti di animali infetti o a causa di contatti con indumenti, attrezzature o veicoli contaminati. La trasmissione del virus può avvenire anche a causa delle punture di zecche molli infette.
Come evitare il contagio
Il virus resta nel sangue per circa 4/5 giorni e conduce inevitabilmente al decesso dell’animale, di solito in tempi brevi. Chi sopravvive, invece, resta portatore del virus per circa un anno, favorendone così la persistenza e la diffusione.
Per evitare che la PSA si trasmetta facilmente e per frenarne la diffusione, le norme europee prevedono:
- l’abbattimento dei suini domestici presenti in allevamenti in cui viene registrato un focolaio
- il blocco della commercializzazione e delle esportazioni al di fuori dell’area infetta dei prodotti a base di carne suina provenienti dalle aree focolaio
Focolai in aumento
La situazione in Italia si fa più complessa per l’aumento dei focolai, che salgono a 25:
- 18 in Lombardia
- 5 in Piemonte
- 1 in Emilia Romagna
La situazione appare così più preoccupante e sale la soglia di attenzione. Lo spiega Giovanni Filippini, commissario straordinario alla peste suina africana, il quale ha precisato:
Ma che piega prenderà l’andamento epidemico in Italia? A tal proposito, il commissario ha spiegato:
Cosa succede in Italia e cosa prevede l’ordinanza
Dopo la rilevazione di diversi focolai di peste suina in allevamenti del Nord Italia, il 29 agosto 2024 è stato introdotto un provvedimento che prevede una serie di misure definite “urgenti” per interrompere la circolazione del virus. In particolare, l’ordinanza prevede:
- inasprimento dei divieti di movimentazione degli animali e di accesso agli allevamenti situati nelle zone di restrizione I, II, III di Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna
- maggiore attenzione ai requisiti di biosicurezza degli allevamenti. Le aziende che non seguono a pieno le regole introdotte per limitare i contagi saranno costrette a chiudere
Le conseguenze
Insomma, se il Covid continua a circolare e causare contagi, la PSA non si rivela un pericolo per l’uomo. Non per questo, però, è priva di conseguenze. Al contrario, a manifestare non poca preoccupazione sono gli allevatori italiani, che registrano significative perdite economiche.
Lo spiega Coldiretti, precisando che la diffusione della PSA rappresenta una grave minaccia per la filiera suinicola italiana. Si tratta, fa sapere la confederazione, di un settore chiave per l’economia nazionale, con un valore di circa 20 miliardi di euro e garantendo più di 100.000 posti di lavoro. Per Coldiretti, quindi, è importante introdurre tempestivamente misure per aiutare le aziende colpite e proteggere una filiera centrale per l’intero sistema agroalimentare italiano. In particolare:
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