La Real World Evidence e la digital health sono temi di grande interesse nel campo della ricerca oncologica. L’evento virtuale “The Big Date” aveva al centro questi due argomenti, come aggiornamento e confronto su risorse fondamentali. Il webinar è stato promosso da Pfizer, con il patrocinio dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM).
All’iniziativa hanno partecipato eccellenze e luminari nel campo della ricerca contro i tumori. Un’occasione importante per discutere delle possibilità offerte dagli strumenti di medicina digitale nella raccolta ed elaborazione di dati.
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L’importanza della real world evidence per produrre evidenze scientifiche nella pratica clinica
“La real world evidence offre diverse opportunità in campo oncologico, così come in altre aree della medicina – ha spiegato Massimo Di Maio, Segretario Nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e Professore Ordinario presso il Dipartimento di Oncologia, all’Università degli Studi di Torino. – Ad esempio, permettere di descrivere l’outcome di un trattamento in una popolazione eterogenea nella pratica clinica. Inoltre, i dati di vita reale consentono di focalizzarsi su popolazioni speciali che spesso sono sottorappresentate negli studi registrativi. Ancora, la RWE è in grado di produrre evidenze in setting per i quali non esistono studi randomizzati e controllati, come nel caso di alcune malattie rare. Un altro aspetto importante è legato alla tossicità dei farmaci. La real world evidence consente infatti di descrivere la tossicità di un trattamento in una popolazione più eterogenea e a volte anche più fragile, come negli anziani con comorbilità. In più, garantisce un follow up continuo e prolungato del paziente e una valutazione basata sui patient reported outcome (PRO) e non solo su quanto raccolto dallo sperimentatore”.
RWE e medicina digitale a supporto della relazione medico-paziente
Di Maio ha poi sottolineato la stretta relazione tra la real world evidence e la medicina digitale.
“Gli strumenti tecnologici che rientrano nell’ambito della digital medicine offrono infatti la possibilità di raccogliere i dati di vita reale in maniera continua. Consentono inoltre di migliorare il rapporto tra medico e paziente e aiutano lo specialista a prendere decisioni in ambito clinico. Le sfide però sono molte e sono legate soprattutto al rispetto della privacy, alla possibilità di conservazione, trasmissione e aggregazione dei dati, alla necessità di avere infrastrutture tecnologiche adeguate e alla formazione di pazienti, caregiver e personale sanitario”.