di Enzo Bonaiuto
Il Sì vince ovunque, dalle Alpi alle due Isole maggiori; ma il dato disaggregato del voto nelle varie regioni – a scrutinio praticamente completato – vede una differenza nelle percentuali molto rilevante, fino a venti punti tra l’80% del Molise e il 60% del Friuli-Venezia Giulia, che rappresentano i due estremi di una vittoria comunque estesa su tutto il territorio nazionale.
In generale, in tutte le regioni meridionali dall’Abruzzo in giù – con l’eccezione della Sardegna che in ogni caso geograficamente fa storia a sé – si registrano percentuali più alte per il Sì rispetto alla media nazionale, situata a metà fra il 69% e il 70%. Ecco allora che (arrotondando statisticamente i decimali per eccesso o per difetto) dopo il Molise con l’80% seguono nell’ordine Calabria con il 78%, Campania con il 77%, Sicilia e Basilicata con il 76%, Puglia con il 75%, Abruzzo con il 74%.
La classifica prosegue poi a balzi fra il Nord e il Centro, con il 71% del Trentino-Alto Adige, il 70% dell’Emilia-Romagna, il 69% di Marche e Umbria, il 68% di Lombardia, Piemonte e Val d’Aosta, il 67% della Sardegna, il 66% di Lazio e Toscana, il 64% della Liguria fino a scendere al 62% del Veneto e al 60% del Friuli-Venezia Giulia, a chiudere la speciale classifica del consenso al Sì.