Di Silvia Mancinelli
“Ero anche io tra le otto persone chiuse nella stanza del centro di accoglienza. Ci hanno sequestrato, serrando porte e finestre con ogni cosa gli capitasse a tiro, con palanche e chiodi. Ci minacciavano ed era impossibile metter piede fuori”. E il racconto di uno degli impiegati della cooperativa che opera all’interno della struttura per immigrati in via della Riserva Nuova, al Prenestino, e dove oggi un gruppo di ospiti, nigeriani, pakistani e bengalesi si sono rivoltati perché stanchi di una quarantena secondo loro immotivatamente prolungata. “Eravamo in attesa degli esiti dell’ennesimo tampone, che tra l’altro sarebbe arrivato tra oggi e domani. Facendo così, e questo dispiace, hanno rovinato un lavoro fatto in questo centro e nel quartiere da quattro anni”.