Sono quasi giunte al termine le operazioni di abbattimento della Vela Verde di Scampia, uno dei quattro edifici (in origine erano 7) diventati nel tempo simbolo del degrado del quartiere nella zona nord di Napoli. E’ terminato il lavoro della gru che dallo scorso 20 febbraio ha smontato pezzo dopo pezzo la Vela (Videoreportage), con un momentaneo stop dovuto al coronavirus. Nel cantiere oggi resta in piedi un ultimo pezzo dell’edificio che sarà smontato definitivamente nel giro di una settimana, dopodiché si procederà alla frantumazione del materiale di risulta.
“E’ un evento storico perché rappresenta l’abbattimento di un mostro non solo dal punto di vista strutturale, ma anche ideologico”, racconta all’Adnkronos il presidente dell’Ottava Municipalità di Napoli, Apostolos Paipais, che oggi ha visitato il cantiere e parla di “vittoria del territorio, dei cittadini e del Comitato Vele che per 30 anni ha lottato per questo”. Paipais richiama l’attenzione “di tutte le istituzioni affinché si continui il processo di abbattimento e di riqualificazione di tutta l’area, con la ristrutturazione della Vela Celeste e l’abbattimento delle altre due Vele, altrimenti l’opera resterà incompiuta. Dobbiamo essere vigili affinché siano utilizzati i fondi stanziati dal governo Renzi nel 2016 attraverso il Patto per Napoli”.
Contestualmente a Scampia è in via di ultimazione la realizzazione della nuova sede della Facoltà di Scienze infermieristiche. Al riguardo Paipais si dice “preoccupato” per “la lentezza dei lavori che sono arrivati quasi alla fine. Nei prossimi giorni – annuncia – chiederò in via ufficiale un tavolo per conoscere in maniera precisa il cronoprogramma per la chiusura definitiva dei lavori. Poi ho già chiesto un incontro al ministro Manfredi perché è importante che ci sia un’interazione forte con la Municipalità e il Comune”.
Infine Paipais lancia un appello alla città ad esportare il “modello Scampia” per “ridisegnare il futuro delle periferie e della città dal basso, coinvolgendo nella riqualificazione i comitati, le Università, le associazioni. Questo modello – conclude – dev’essere replicato in tutta Napoli, sblocchiamo i cantieri perché i soldi ci sono e pensiamo anche a un rilancio dell’edilizia, in particolare alla messa in sicurezza delle scuole e degli edifici pubblici”.