Sostenibilità, ‘Change’ spinge l’architettura della natura  

(di Andreana d'Aquino)-  Arriva da 'Change' la spinta verso "un'architettura della natura" per "disegnare un nuovo ecosistema urbano". Si sta delineando su questi temi il nuovo round di appuntamenti - workshop, brainstorming, talk - di "Change. Architecture Cities Life", il festival...

(di Andreana d’Aquino)-  

Arriva da ‘Change’ la spinta verso “un’architettura della natura” per “disegnare un nuovo ecosistema urbano”. Si sta delineando su questi temi il nuovo round di appuntamenti – workshop, brainstorming, talk – di “Change. Architecture Cities Life”, il festival per una nuova architettura sostenibile che, partito a Roma il 24 settembre scorso, proseguirà fino al 31 ottobre con incontri dal vivo e online. “Così come nell’800 c’erano viali alberati nelle città e si percepiva la natura accanto a noi, anche oggi dobbiamo sentirla più vicina: l’architettura costruita non basta, serve un’architettura della natura” sottolinea all’Adnkronos, l’architetto Davide Paterna, direttore di Open City Roma, l’associazione capofila del progetto Change realizzato con Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori di Roma e Provincia e Fondazione Maxxi, progetto vincitore del bando ‘Festival dell’Architettura’ promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo. “Con Change vogliamo spingere i creativi, gli urbanisti, gli architetti a ripensare le città” mettendo “sullo sfondo, come punto di partenza, la crisi climatica e le trasformazioni tecnologiche” continua Paterna che, commentando il recente statement lanciato dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, assicura che “ci sono tutte le premesse per un nuovo Bauhaus europeo, per una nuova rivoluzione estetica e culturale europea” per gestire “l’economia, la transizione climatica e l’innovazione” attraverso “un nuovo paradigma culturale che si basi sull’apporto del design, dell’architettura e dell’urbanistica. Ed è esattamente quello che stiamo cercando di disegnare con Change”. 

 

 

Ma per ripensare le città, “non basta pensare solo agli aspetti energetici e tecnologici del nostro patrimonio immobiliare” perché il fattore ‘efficienza energetica’ è “un aspetto importante ma non sufficiente per costruire un nuovo paradigma culturale” delle città sostenibili. Paterna ritiene “strategico che tutte le persone si sentano coinvolte in questa trasformazione, per questo gli investimenti economici per un Green New Deal devono essere indirizzati a mutazioni evidenti al pubblico”. “Dobbiamo disegnare un nuovo ecosistema urbano e gli architetti devono essere coinvolti nella ri-progettazione: a cominciare dagli spazi pubblici, dalle strade e dalle piazze senza tralasciare musei, biblioteche”. Ciò che va fatto, evidenzia Davide Paterna, “è che il patrimonio immobiliare di una città deve mostrare che ci si sta muovendo in una nuova direzione”, nella direzione, osserva, di “una coesistenza fra ‘spazi minerali’ e ‘spazi naturali’ per mitigare gli eventi estremi climatici” afferma il direttore di Open City Roma, l’associazione culturale che, con Open House Roma, ha portato per prima in Italia il grande evento internazionale Open House che si svolge ogni anno in 43 città del mondo aprendo al pubblico i siti di maggior valore architettonico. Ma non solo. Paterna indica l’esigenza di ripensare anche l’uso dei “materiali di costruzione che devono favorire la resilienza” così “a fronte di piogge sempre più violente, ripensiamo la pavimentazione degli spazi pubblici con un occhio attento alla permeabilità dei materiali”.  

Anche l’innovazione digitale può essere un cardine per “ripensare la concezione del territorio e delle città, della loro vivibilità e fruizione” perché l’innovazione digitale, è “una vera e propria leva per un modello sostenibile e inclusivo” sottolinea Antonio Amati, Direttore Generale Divisione It di Almaviva, intervistato dall’Adnkronos in occasione delle giornate di “Change. Architecture Cities Life”. “La smart city -osserva il tecnologo- è il risultato di tecnologie digitali che aumentano le possibilità delle persone. E attraverso il modello smart city, noi cittadini vediamo con i sensori IoT e con i satelliti, prendiamo decisioni grazie a sistemi automatici intelligenti ed etici, abbiamo nuova conoscenza con i sistemi Big Data e possiamo ottimizzare risorse, energetiche e non”. “Il digitale – continua Amati – permette di poter governare la complessità con sistemi che hanno una propria autonomia operativa e possono agire in tempo reale grazie ad analisi e dati che assicurano continuità alla visione d’insieme”. “Per essere davvero sostenibile ed efficiente, tuttavia, la smart city deve superare sistemi chiusi e realizzare un ecosistema integrato e interoperabile” avverte il Direttore Generale Divisione It di Almaviva.  

Prossimi appuntamenti di Change il nuovo brainstorming ‘Sensible Buildings – La rivoluzione diffusa”, online giovedì prossimo 22 ottobre su changefestival.it ed il talk “L’Atmosfera vivente” che si tiene nella Sala Carlo Scarpa del MAXXI sabato 24 ottobre alle ore 17,00 ed a cui intervengono l’architetto Philippe Rahm ed il filosofo Emanuele Coccia dell’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales.  

(di Andreana d’Aquino)  

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