Spazio, vista sulla Iss nelle foto di Paolo Nespoli 

E' il primo avamposto umano nello spazio e il prossimo 2 novembre la Stazione Spaziale Internazionale - la più alta tecnologia a cui l’Italia ha dato un contributo progettuale e scientifico - festeggerà 20 anni. In occasione dell’anniversario, la Galleria del...

E’ il primo avamposto umano nello spazio e il prossimo 2 novembre la Stazione Spaziale Internazionale – la più alta tecnologia a cui l’Italia ha dato un contributo progettuale e scientifico – festeggerà 20 anni. In occasione dell’anniversario, la Galleria del Cembalo di Roma presenta in prima nazionale le fotografie realizzate da Paolo Nespoli a bordo della Stazione Spaziale nel corso delle sue missioni di astronauta. Una visione di “straordinario impatto visivo” mai raggiunta fino ad oggi, sottolineano da Leonardo che ha supportato l’esposizione che terrà dal 30 ottobre e fino al 28 novembre. Il progetto di Interior Space. A Visual Exploration of the Space Station nasce in collaborazione con il fotografo americano Roland Miller, che ha documentato a terra i vari centri americani Nasa, impiegati per la progettazione della tecnologia Iss e all’addestramento degli astronauti. Una selezione di queste immagini è presente in mostra.  

“Sono 120 foto sulla Stazione Spaziale Internazionale e la fotografia è la mia passione” commenta l’astronauta italiano Paolo Nespoli che all’Adnkronos racconta come è nata la sua mostra fotografica dedicata alla Stazione Spaziale Internazionale. La mostra, nasce mentre “stavo cercando di capire come usare la mia passione per la fotografia. In una missione sola ho scattato 27mila foto, in questa missione 500mila ma i 120 scatti selezionati per la mostra sono particolarmente interessanti perchè uniscono l’arte con la tecnologia e con la scienza e sono realizzate anche con un occhio alla space archeology”.  

“L’archeologia spaziale -spiega Paolo Nespoli- è l’analisi delle tracce umane per capire l’essenza stessa degli esseri umani. L’idea è documentare la Iss così quando non ci sarà più, potremo guardare a questo gioiello tecnologico attraverso scatti e foto dove non ci sono esserei umani”. “Questi dettagli della Stazione -osserva ancora Paolo Nespoli- ci aiuteranno a comprendere cosa è importante per un essere umano: le foto mostrano solo strutture, quindi cosa un essere umano si porta in orbita, come gestisce il cibo, come fa un essere umano a prendere una cosa pulita e liscia e farla diventare un oggetto con cui convivere per i lunghissimi sei mesi di una missione nello spazio senza impazzire”.  

In occasione dell’anteprima della mostra il Ceo di Leonardo, Alessandro Profumo, ha sottolineato che il colosso aerospaziale italiano sostiene “con entusiasmo l’iniziativa che celebra quello che può essere considerato il più grande laboratorio scientifico umano al di fuori del nostro pianeta”. “La Stazione Spaziale Internazionale -ha detto Profumo- è un formidabile esempio di ingegno umano, industriale e tecnologico. Gli innumerevoli esperimenti svolti al suo interno hanno rappresentato delle sfide avvincenti per l’uomo e per l’industria del settore che ci condurranno, nel prossimo futuro, alla realizzazione di nuove strutture orbitanti sempre più lontane, a partire da quella per la Luna”. Profumo ha poi aggiunto che “il sostegno alla realizzazione della mostra, inoltre, rafforza l’impegno di Leonardo a favore della promozione e diffusione della cultura scientifica”.  

Da due decenni, dunque, gli esseri umani vivono e lavorano nella Stazione Spaziale Internazionale, la Iss, la casa, il laboratorio, “l’oggetto” tecnologico più estremo che ruota intorno alla terra a 400 km di altezza e a una velocità di 27.500 chilometri all’ora. Novanta minuti nel vuoto dell’universo e l’astronave compie il giro del pianeta. Una giornata intera e gli astronauti, che lavorano alacremente a un serratissimo programma di esperimenti scientifici, vedono sorgere e tramontare il sole sedici volte. In un futuro non lontano, forse tra quattro anni, il nostro avamposto tra le stelle seguirà irrimediabilmente un destino già scritto: scomparire per sempre vaporizzandosi nel rientro distruttivo sulla terra. Realtà che ha spinto Paolo Nespoli a documentare questo capolavoro ultimo del pensiero rinascimentale.  

Ad aprire le porte dell’International Space Station è uno degli astronauti italiani più carismatici, Paolo Nespoli, che durante la sua ultima missione ha ritratto l’interno della Iss con un’attenzione fotografica da grande autore. Non è la prima volta che Paolo esprime questo suo originalissimo talento. Da molti anni, dalla ormai storica missione in Libano nel 1982, al comando del generale Franco Angioni, Nespoli ha affiancato all’impegno militare un’intensa attività fotografica. Abilità, con acrobatiche riprese anche durante i lanci, che gli è valsa, una volta divenuto ingegnere aerospaziale e astronauta, un punto di particolare interesse nella sua formazione. Dalla sua prima missione nello spazio nel 2007, e nelle seguenti missioni di lunga durata nel 2010-2011 e nel 2017, per un totale di 313 giorni in orbita, Paolo Nespoli ha fotografato la terra e la sua bellezza, e in particolare la bellezza della “notte del mondo”, con autentica sensibilità artistica. Sguardo magnifico, che lo ha eletto a interprete di una documentazione mai affrontata fino a oggi: quella dell’interno della stazione spaziale, passando dalla lunga prospettiva che collega i vari moduli e i laboratori, ai singoli ambienti, ai più estranianti e complessi dettagli tecnologici. 

(di Andreana d’Aquino)  

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